Il 18 maggio nel Teatro dell’Opera del Casinò Edoardo Boncinelli al Martedì Letterari

13 maggio 2010 | 08:52
Share0
Il 18 maggio nel Teatro dell’Opera del Casinò Edoardo Boncinelli al Martedì Letterari

Il 25 maggio termina la rassegna primaverile dei Martedì Letterari con Massimo Gramellini e il suo ultimo libro:” L’Ultima riga delle favole”

Il 18 maggio nel Teatro dell’Opera del Casinò ore 16.30 Edoardo Boncinelli presenta il libro “Mi ritorno in mente. Il corpo, le emozioni, la coscienza.” Introduce l’autore Ito Ruscigni.
Forse non c’è nulla di più interessante e misterioso della coscienza, un concetto che ha avuto una strana storia. Per secoli si è creduto che tutto quello che succedeva nella nostra testa fosse, almeno potenzialmente, cosciente. La coscienza è stata così confusa con la mente, con la psiche, con lo spirito o con l’anima, e tutti questi termini sono stati usati come sinonimi. Poi improvvisamente qualcuno ha scoperto che non tutti i fenomeni psichici sono consci ed è cominciata l’era dell’inconscio, anche se dell’inconscio si sa ancora ben poco. Il vero compito della scienza e del pensiero filosofico è quello di capire che cos’è la coscienza, definendola con precisione e cercando di delinearne le caratteristiche salienti.
Questo saggio, in modo semplice e comprensibile, parla di mente, di emozioni e di coscienza e cerca di mettere a fuoco i rapporti fra queste tre entità e di rintracciarne i legami, senza trascurare l’altro nodo problematico rappresentato dalla razionalità e dal suo rapporto con la coscienza stessa. Dopo un capitolo introduttivo sul cervello e sulla mente in generale, si passa a trattare delle emozioni, e in particolare dell’amore, per poi affrontare il problema della coscienza. L’ultimo capitolo è dedicato a delineare una teoria dell’Io e del suo rapporto con il mondo e con il corpo. Per quanto diverse, tutte queste cose devono per forza passare dalla coscienza per essere dette e, a maggior ragione, scritte. Occorre quindi fare una ricognizione dei luoghi della coscienza per comprendere finalmente chi è che parla quando, usando la prima persona singolare, diciamo Io.
“L’uomo è l’unico essere che dice “io” e che, forse è capace di pensare “io”. Tutti parlano dicendo “io”: “Io dico , io faccio, io penso.” E sappiamo cosa diciamo. Anche io dico “io” , e so che cosa intendo. Talvolta tiro in ballo il concetto di coscienza, perché sento di potermi quasi sempre identificarmi con la mia coscienza, sia di me stesso che del mondo. Io vivo certamente nel mondo, nel mio corpo e col mio corpo. Ma che rapporti ho con il mio corpo? Con il mondo? Con me stesso?.
Sono gli interrogativi di Edoardo Boncinelli.
“L’abisso che c’è tra la certezza che io ho della mia esistenza e il contenuto che tento di dare a questa sicurezza, non sarà mai colmato .
Albert Camus Il mito di Sisifo.
Edoardo Boncinelli è un genetista ed è professore di Biologia e Genetica presso l’Università San Raffaele di Milano. Collabora a Le Scienze e al Corriere della Sera. Ha pubblicato, tra l’altro, L’anima della tecnica (2006), La magia della scienza (2006), Idee per diventare genetista (2006), Il Male (2007), L’etica della vita (2008), Dialogo su Etica e Scienza (con Emanuele Severino, 2008), Come nascono le idee (2008), Che cos’è il tempo? (2008), Lo scimmione intelligente. Dio, natura e libertà (con Giulio Giorello, 2009) e Perché non possiamo non dirci darwinisti (2009).
Tu chiamale, se vuoi, Emozioni… intervista a Edoardo Boncinelli
Venerdí 09.04.2010 14:56
"Ci illudiamo di sapere bene cosa sia la coscienza, siamo molto fieri di possederne una ma in fin dei conti siamo anche consapevoli di non sapere affatto come funzioni, come agisca su noi stessi e questo ci attira moltissimo". Il genetista Edoardo Boncinelli firma per Longanesi il suo 27° libro, Mi ritorno in mente – Il corpo, le emozioni, la coscienza , dove indaga sul rapporto che il nostro “IO” intrattiene con il proprio corpo e con la socialità, affrontando il tema delle emozioni (alla fin fine sono delle semplici pulsioni biologiche che ci spingono a cercare ciò che ci fa star bene) e, ovviamente, della morte: "Da questo punto di vista la penso proprio come Epicuro: “se ci son io non c’è la morte, se c’è la morte non ci son io”. E sul concetto di scienza etica ha le idee chiarissime: «Il compito della scienza è quello di mettere sul tappeto sempre delle novità. Non ci dovrebbe essere alcun limite al sapere scientifico, al limite si potrebbe discutere delle sue applicazioni pratiche".
“L’abisso che c’è fra la certezza che io ho della mia esistenza e il contenuto che tento di dare a questa sicurezza, non sarà mai colmato”. Professore perché ha voluto aprire il libro con questa citazione di Camus?
"In effetti è facile parlare di coscienza, ne parliamo con familiarità ma nel momento in cui cerchiamo di approfondire non sappiamo a cosa andiamo incontro".
Spesso si dice che l’uomo è l’unico animale a poter dire “IO” ma questo in termini pratici cosa significa?
"In realtà è una frase ad effetto perché gli altri animali non dicono proprio nulla ma probabilmente non sono in grado nemmeno di comprendere il riferimento all’Io, al loro posto nel mondo".
Com’è riuscito ad analizzare il rapporto dell’Io con la socialità, con il mondo?
"Se per “Io” intendo il mio corpo, i miei ricordi, le mie predisposizioni ed idiosincrasie, non è difficile poiché io sono un uomo fra i tanti e molto di ciò che sono è il frutto del mio rapporto con gli altri. Se, al contrario, per “Io” intendiamo la mia sensazione soggettiva, assolutamente privata, allora sono solo, solissimo».
Lei dedica parte del libro al concetto di mortalità, alla necessaria accettazione che molte cose sopravvivranno a noi stessi. Qual è il suo concetto di mortalità?
"La penso come Epicuro: “se ci son io non c’è la morte, se c’è la morte non ci son io”. E’ una soluzione che non consola nessuno perché tutti vorrebbero l’integrità perenne del proprio corpo ma l’Io non muore".
Lei è il perfetto esempio del “divulgatore scientifico”. Questo è il suo 27° libro, come nacque la sua passione per la scrittura?
"Sì, in 13 anni ho scritto 27 libri. Tutto è cominciato perché parlando mi sono reso conto che mi facevo capire ma mi rendevo anche conto che non sarebbe rimasto nulla e così, nel ’96, cominciai a scrivere il mio primo libro".
Come convivono il suo lato da studioso e quello da divulgatore?
"Per trent’anni ho fatto lo scienziato e poi ho ceduto il passo al divulgatore. Ma devono esserci necessariamente entrambi gli aspetti, non si può parlare di qualcosa che non si conosce alla perfezione".
Cos’è la coscienza e perché ci affascina tanto questo concetto?
"Noi ci illudiamo di sapere bene cosa sia, siamo molto fieri di possederla ma siamo anche consapevoli di non sapere affatto come funzioni, come agisca su noi stessi e questo ci attira moltissimo".
Mi incuriosiva molto sapere come mai ciascun soggetto assorbe diversamente le emozioni e reagisce diversamente agli stimoli esterni e ai propri ricordi.
"E’ normale che sia così. Basti pensare che anche a livello culinario ciascuno di noi ha i propri gusti per cui sarebbe impensabile supporre che a livello emotivo siamo tutti uguali. Inoltre bisogna tener conto del fatto che spesso i diverbi sono il frutto di fraintendimenti, di malintesi quasi inestricabili".
Da genetista come vive l’attacco continuo contro la scienza e i suoi limiti etici?
"In realtà il compito della scienza è quello di mettere sul tappeto sempre nuove novità. Credo che non ci dovrebbe essere alcun limite al sapere scientifico, al limite si potrebbe discutere delle sue applicazioni pratiche".
Francesco Musolino da www.tempostretto.it
Il 25 maggio termina la rassegna primaverile dei Martedì Letterari con Massimo Gramellini e il suo ultimo libro:” L’Ultima riga delle favole”,