Successo per il concerto dell’Orchestra Sinfonica al Casinò di Sanremo

Il concerto si è aperto con un insolito discorso di saluto del maestro Santori, che si è rivolto al folto pubblico in modo affabile spiegando come, in un tempo di commistione di generi, sia difficile distinguere classico da pop
Si è svolto il 31 marzo, nel teatro del Casinò di Sanremo, un concerto dell’Orchestra Sinfonica di Sanremo. In programma la Rapsodia in blue di Giorgio Gershwin e la Sinfonia nr. 9, cosiddetta “Dal nuovo mondo”, di Antonino Dvoràk. La Sinfonica è stata diretta dal maestro Bruno Santori, da quest’anno anche direttore stabile, mentre al piano ha suonato il clavicembalista Gian Maria Bonino. Il concerto si è aperto con un insolito discorso di saluto del maestro Santori, che si è rivolto al folto pubblico in modo affabile spiegando come, in un tempo di commistione di generi, sia difficile distinguere classico da pop. In questo senso, è parsa a Santori esplicativa l’esecuzione della Rapsodia in blu, affidata al tocco vigorosissimo di Gian Maria Bonino. Nonostante qualche inconveniente tecnico (sono saltate una corda e un martelletto del pianoforte Steinway in uso), Bonino ha portato a termine l’intepretazione, offrendo poi come bis una personale rilettura dello studio nr. 12 in do minore di Federico Chopin, noto come “La caduta di Varsavia”.
La scelta è stata motivata da Bonino per il carattere rivoluzionario che unisce la composizione di Gerswin a quella del noto autore polacco. Nella seconda parte del concerto, si è ascoltata la nota sinfonia di Dvoràk, apprezzando il gesto potentemente ginnico del direttore Santori. Ottenuto un certo successo di pubblico, Santori ha offerto un generoso bis, facendo riascoltare il ponderoso Adagio che apre la sinfonia. Al termine, ulteriori consensi e chiamata alla ribalta del maestro Bonino, sorpreso nei camerini in maglioncino di cotone, jeans e scarpe da ginnastica. Il prossimo appuntamento della Sinfonica è per venerdì 6 aprile, con la prima esecuzione sanremese di una malnota sinfonia di Carlos Baguer e 2 concerti per violino di Henri Vieuxtemps e Darius Milhaud (solista Vincenzo Bolognese, direttore Jesùs Amigo)