Il Comune di Pieve di Teco e i Teatri del Ponente Ligure presentano “Chitarre Corsare”

Quattro grandi nomi internazionali e molti punti in comune: la chitarra, la terra di Liguria e le vite avventurose, corsare appunto
Sabato 17 aprile alle 21 – Teatro Salvini
Il Comune di Pieve di Teco e i Teatri del Ponente Ligure
presentano
CHITARRE CORSARE
PAGANINI – TARAFFO – MAZZINI – DE’ ANDRE’
Spettacolo teatrale in forma di concerto, diretto da Sergio Maifredi e ideato da Fabrizio Giudice – Sergio Maifredi – Andrea Nicolini.
Drammaturgia di Sergio Maifredi e Andrea Nicolini
Testi e musiche di: Fabrizio De’ André, Giuseppe Mazzini, Niccolò Paganini, Pasquale Taraffo e canzoni di Max Manfredi
Con:
Fabrizio Giudice: chitarra
Max Manfredi: voce e chitarra
Andrea Nicolini: voce e fisarmonica
Gianluca Nicolini: flauto traverso
Quattro grandi nomi internazionali e molti punti in comune: la chitarra, la terra di Liguria e le vite avventurose, corsare appunto.
Teatri Possibili Liguria, dopo Viaggiatori Viaggianti – spettacolo sulle rotte dei grandi viaggiatori in Liguria -, prosegue la valorizzazione del Patrimonio Culturale e Artistico della nostra Regione.
Lo spettacolo porta in scena la vita, le vicende, le musiche, le parole di questi quattro tra i più grandi liguri conosciuti nel mondo.
Le canzoni di Max Manfredi, create apposta per questo spettacolo, trasformano i personaggi storici in eroi di ballate, dando loro un “tuttotondo” da personaggi teatrali.
LO SPETTACOLO
…senza libri, senza chitarra e senza cielo sarebbe troppo…
(Giuseppe Mazzini, dall’esilio in Svizzera)
…pensavo è bello che dove finiscono le mie dita
debba in qualche modo incominciare una chitarra…
(Fabrizio De’ André)
PAGANINI
Tutti sanno che Paganini (1782 1840) conosceva la chitarra spesso presente nei suoi quartetti, nei duo violino e chitarra, ma non tutti sanno che Paganini come chitarrista era un autentico virtuoso dello strumento.
Paganini non riesce a sottrarsi al fascino di questo strumento e molti dei suoi arpeggi, accordi e bicordi che adottava sul violino erano trasposizioni di idee chitarristiche che ben conosceva.
La sua iniziale formazione vide lo studio oltre che del violino anche del mandolino genovese strumento che monta curiosamente sei corde come la chitarra e della chitarra stessa. Per tre anni lasciò lo studio del violino per dedicarsi alla chitarra raggiungendo livelli virtuosistici. Molti studiosi sostengono che la sua grande abilità di violinista sia dovuta anche alla contaminazione fra le varie tecniche della chitarra del mandolino genovese e del violino.
MAZZINI
Anche Giuseppe Mazzini(1805 1872) era un appassionato chitarrista : ancor oggi nella sua casa di via Lomellini è esposta la sua chitarra e nelle lettere che esule scriveva alla madre spesso si citano brani che egli suonava anche in duo col flauto o il violino.
“Me ne vivo sempre più nascosto, qui tra le valli svizzere, dove soffro parecchio per le ristrettezze della vita quotidiana e per il timore di essere trovato dalle guardie. Tra un trasloco e l’altro, una dimora e un’altra, non ho più con me neanche la chitarra, che mi faceva tanta compagnia.
Ma il tempo è mutato in dolcissimo. Spesso non c’è una nuvola; ieri sono uscita a vedere il tramonto: che spettacolo! Le Alpi in faccia, il Jura alle spalle, non un rumore se non dei campanelli che hanno al collo gli armenti e di qualche canto di mandriano. Sono curiosi questi canti: consistono in un continuo saliscendi dal basso all’acuto che ha qualcosa di doloroso. Dovrei dire di dolcemente doloroso. La nostra gola non lo può rendere. Appena riavrò la chitarra con me ne scriverò qualcosa, voglio provarmici.
Del resto mi è sempre più rischioso uscire all’aperto. Da alcuni giorni non ho giornali: il mondo per me è come se non esistesse. Esistesse almeno la mia chitarra e tutti i miei libri. Ma che farci? Pazienza. E tempo. Bisogna stare molto attenti; l’Italia viene prima di tutto.
Molte sono le cose da fare, da organizzare, da pensare. Ecco: ho bisogno di libri. Per pensare.
Io potrei vivere tutta la mia vita chiuso in una camera. Ma così: senza libri, senza chitarra e senza cielo sarebbe troppo”.
PASQUALE TARAFFO
Chitarrista unico al mondo nel genere popolare, nasce a Genova nel 1887.
Per Taraffo, la chitarra a sei corde si rivela presto troppo limitata nei suoni, anche perché, andando incontro ai gusti dell’epoca, egli si dedica ad esecuzioni al di fuori del normale repertorio chitarristico popolare e con l’aiuto del liutaio Settimio Gazzo realizza una speciale chitarra a quattordici corde, che in seguito verrà sostenuta da un piedestallo. Nel 1910, già apprezzato in ambito nazionale, egli si reca a Barcellona dove, dopo aver tenuto concerti per quaranta notti consecutive nello stesso locale, verrà indicato come El dios de la Guitarra.
Ritornato in patria, consolida le sue affermazioni esibendosi in molti teatri ove si tengono spettacoli di Gran Varietà, allora molto in uso anche perché non sono ancora apparsi il cinema, la radio, i dischi e la televisione.
Il bisogno di farsi conoscere all’estero si fa sentire tanto che nel settembre 1925 si presenta a Buenos Aires ove, non avendo credenziali, va in cerca di un qualche impresario che lo ascolti. L’ascolto avverrà dopo pochi giorni, in presenza della stampa che, vinta la diffidenza iniziale, ne tèsserà ampie lodi specialmente dopo i concerti che terrà allo Smart Theatre ed altri teatri.
A maggio del 1926, lo ritroviamo in Italia, dove tiene una serie di concerti, sempre intrattenendo il pubblico come solista ma, a settembre dello stesso anno, ritorna in Sud America dove consolida i suoi successi attraverso concerti in varie località, come al Royal Theatre di Montevideo (24 settembre 1927) dove riceve ampi consensi sia dal pubblico che dalla stampa.
Dal dicembre 1928 sino a metà giugno del 1929 lo troviamo negli Stati Uniti, sei mesi a New York e dintorni, un mese in California. Questa trasferta sarà densa di eventi importanti e di grandi riconoscimenti. Il 19 dicembre verrà ripreso in un breve film. Il 23 dicembre si esibisce, sempre da solista, al Teatro Gallo di New York. A questo concerto sono presenti molte autorità cittadine e, fatto considerevole, cantanti del Metropolitan e del mondo musicale non popolare. Alcuni di questi rilasciano a Taraffo, in segno di ammirazione. Tornato a casa, continua sia l’attività concertistica che le incisioni discografiche, ma non ne coglie risultati economici soddisfacenti, nonostante la fama acquisita, forse a causa del suo carattere estremamente chiuso o della non sufficiente capacità nel promuovere la propria immagine. Stanco di solitarie imprese, desideroso di assicurarsi un introito certo e meno faticoso, entra a far parte dell’orchestra del maestro argentino Edoardo Bianco insieme ad un suo amico, il cantante genovese Mario Cappello.
Con questa orchestra, che si esibisce sul transatlantico "Conte Grande", Taraffo partecipa a tre crociere che si svolgono prevalentemente nel Mediterraneo. Avrà modo di farsi apprezzare sia a bordo che a terra nei vari porti toccati dalla nave, sulla quale resta impegnato dalla metà di luglio alla metà di settembre dell’anno 1933. Ancora in questo anno ritorna in Sud America per una tournée e, al ritorno, passa per New York, dove i suoi ammiratori organizzano un concerto con pranzo di festeggiamento presso il Balilla’s Restaurant. Dopo soli cinque giorni, il 10 gennaio 1934, si imbarca sulla nave "Roma" per lasciare gli Stati Uniti ove, purtroppo, non farà più ritorno. Per tutta la restante parte dell’anno e inizio 1935, fa parte dell’orchestra di Edoardo Bianco, con l’amico Mario Cappello, tenendo concerti in tutta Europa e parte dell’Asia.
Ai primi di agosto del 1936, fa ritorno in Argentina insieme a Cappello, con il quale partecipa a molti concerti e trasmissioni radiofoniche presso Radio Cultura e Radio Fenix. I due dovrebbero continuare una tournée attraverso tutti i paesi dell’America Latina, ma Pasquale Taraffo – causa l’aggravamento di una forma gastro duodenale che lo perseguita da tempo – viene ricoverato presso l’ospedale Ramos Mejia ove decede alle ore 22:45 del 24 aprile 1937 a soli cinquanta anni. I funerali avranno luogo due giorni dopo, con grande partecipazione anche di connazionali; verrà sepolto nel cimitero della Chacarita da dove le sue spoglie non faranno più ritorno in patria.
FABRIZIO DE’ ANDRÉ
Le sue parole non possono prescindere dalla sua chitarra da cui non si è mai separato fino alla fine
Ingresso euro 15,00
(è obbligatoria la prenotazione fino ad esaurimento posti)
Info e prenotazioni al nr. 320.4303372