Santa Messa in onore di San Francesco di Sales al Monastero della Visitazione/AMPIO FOTOSERVIZIO

24 gennaio 2010 | 13:33
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Santa Messa in onore di San Francesco di Sales al Monastero della Visitazione/AMPIO FOTOSERVIZIO
Santa Messa in onore di San Francesco di Sales al Monastero della Visitazione/AMPIO FOTOSERVIZIO
Santa Messa in onore di San Francesco di Sales al Monastero della Visitazione/AMPIO FOTOSERVIZIO
Santa Messa in onore di San Francesco di Sales al Monastero della Visitazione/AMPIO FOTOSERVIZIO
Santa Messa in onore di San Francesco di Sales al Monastero della Visitazione/AMPIO FOTOSERVIZIO
Santa Messa in onore di San Francesco di Sales al Monastero della Visitazione/AMPIO FOTOSERVIZIO

Alla Celebrazione erano presenti il Ministro Claudio Scajola, la moglie Maria Teresa Verda, il nuovo prefetto di imperia Francescopaolo Di Menna, il sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato e i massimi rappresentanti delle Forze dell’ordine

E stata celebrata questa mattina nel Monastero della Visitazione a Sanremo la Santa Messa in onore di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, presieduta dal Vescovo S.E. Mons. Alberto MAria Careggio.
Alla Celebrazione erano presenti il Ministro Claudio Scajola, la  moglie Maria Teresa Verda,  il nuovo prefetto di imperia Francescopaolo Di Menna, il sindaco di Sanremo Maurizio Zoccarato, l’Assessore Gianni Berrino, il Consigliere Comunale Luca Lombardi e i massimi rappresentanti delle Forze dell’ordine, insieme ad altri personaggi di spicco quali Ito Ruscigni.
Al termine della Santa Messa il Vescovo si è intrattenuto  con gli ospiti e con i giornalisti.
E’ stato inoltre offerto al Vescovo un importante ritratto su tela (1,80 x 1) eseguito a mano dal celebre pittore iperrealista Luigi Benedicenti di Chieri. Presenti alla cerimonia di consegna saranno, oltre all’Autore, anche un nutrito gruppo di amici chieresi, guidati dal promotore dell’iniziativa, il medico Luciano Longo, di Poirino, affezionato frequentatore della parrocchia di S. Stefano al Mare. Ha dato la sua partecipazione pure il Sindaco della città piemontese. L’artista Benedicenti è famoso tanto in Italia, quanto soprattutto negli Stati Uniti, per appartenere alla corrente pittorica dell’iperrealismo, tecnica di riproporre su tela soggetti in tutta la loro concretezza, trasformati solo dalla luce che li avvolge.

Luigi Benedicenti
L’emozione che viene dalle cose
Il linguaggio delle cose morte: parole di desiderio, stupore, golosità, tenerezza

Iperrealismo, certamente: è qui che stanno le tavole di Luigi Benedicenti, non ci sembrano essere dubbi… Ma non d’iperrealismo vi parla lui mostrandovi i suoi quadri, bensì di “natura morta”, genere di antichissima memoria e celeberrimi autori. E a voi, di primo acchito, viene un po’ da risentirvi: cosa c’è di morto nei suoi fiori, appena colti e ancora bagnati di rugiada? Oppure nei suoi più famosi pasticcini, dove la gelatina di zucchero ha appena interrotto la colatura? Nulla, tant’è che vi sale l’acquolina in bocca e vi sembra di sentire profumo di rosa.
In questo si spiega la grandezza della sua pittura, che abbandona dietro sé i legami simbolici ed evocativi che un tempo le nature morte lasciavano intendere, per suscitare emozioni vitali, non violente ma certamente vivaci. Anche se la lezione dei grandi del passato, in questa dichiarazione poetica, è importante, Benedicenti fa della sua pittura non un mezzo per ricercare la pura bellezza delle cose, bensì uno strumento di comunicazione, coinvolgente e affascinante.
Ecco che, attraverso la tavola dipinta, riesce a creare un contatto reale, che cattura l’osservatore da lontano fino ad attrarlo a pochi centimetri di distanza, per scoprire che… no, non è una foto quella gigantesca fetta di panettone accesa di canditi come un succulento albero di Natale.
Qual è il segreto? Ogni soggetto si svela attraverso una lettura attenta ma personale, che esalta la luce attraverso la ricerca meticolosa di tutte le superfici riflettenti: dove un tempo un’aura polverosa, un alone di mistero avvolgeva i soggetti da natura morta, accasciati e stanchi, spesso un po’ avvizziti, il pennello di Benedicenti ricerca l’anima nascosta della frutta composta non in un cesto ma in un pirottino.
Cercare la luce non è certamente semplice, né veloce. La pittura di Benedicenti è una vera alchimia di passaggi di colori e materiali, prima la tempera, poi l’olio di papavero, una tecnica affinata in anni di passione e ricerca. Così una tavola può richiedere anche due mesi di lavoro… E questo spiega perché, purtroppo, non sono tante le mostre a lui dedicate.
Cosa lega Benedicenti a Chieri? Le origini, il senso di casa, il benessere profuso da una cena con gli amici, da una passeggiata nei vicoli del centro storico, tant’è che in nessun posto, come qui, riesce a ritrovare lo stesso stato d’animo. Ciò che serve per dipingere, per cercare la luce nelle cose.
L’opera di Benedicenti resterà per sempre legata alla città di Chieri grazie al trittico che ritrae Papa Giovanni Paolo II in visita al Duomo nel 1988, in occasione del centenario della morte di San Giovanni Bosco, il fondatore dei salesiani che a Chieri lavorò e studio al Seminario. E lì, di lato, in un angolo della tavola, alla maniera degli antichi pittori, troviamo un autoritratto del pittore circondato dalla sua famiglia. Un evento “artistico” ormai entrato nella storia della Chieri del XX secolo.