L’intervista al Vescovo Alberto Maria Careggio pubblicata dal quotidiano “Avvenire”

14 dicembre 2009 | 07:59
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L’intervista al Vescovo Alberto Maria Careggio pubblicata dal quotidiano “Avvenire”
L’intervista al Vescovo Alberto Maria Careggio pubblicata dal quotidiano “Avvenire”
L’intervista al Vescovo Alberto Maria Careggio pubblicata dal quotidiano “Avvenire”

“La grande gioia che ci porta il Natale è sapere che nella notte del mondo c’è una luce che non si spegnerà mai. Cristo non si è mai pentito di essere nato e la sua presenza in mezzo a noi è definitiva tanto che nessuna notte la potrà mai respingere”

INTERVISTA PER AVVENIRE
Domenica, 13 dicembre 2009

Un pensiero sul Natale che quest’anno cade in un momento particolarmente difficile per le famiglie italiane.
Chi ci ha mai fatto credere che per essere felici a Natale occorra avere molto denaro da spendere in regali e, forse, in cose inutili? Coloro che hanno conosciuto la povertà e le ristrettezza della guerra ricordano con nostalgia i Natali semplici, da sogno: erano poveri, ma genuini, ricchi di intimità familiare, di preghiera e di poesia. Mi auguro che l’attuale momento economico possa ridare, a coloro che l’hanno smarrito, il senso vero di questa festa cristiana.

La crisi economica può far recuperare i valori della cristianità?
Senza dubbio. Qui si dovrebbe aprire il discorso sulla beatitudine evangelica: “Beati i poveri”. Del resto, la nascita di Cristo non avviene affatto in un contesto di ricchezza e di sicurezza sociale. Se per un verso la miseria abbruttisce l’uomo, condannandolo ad un degrado morale e sociale, altrettanto fa la ricchezza. Il vero sviluppo è certamente un fattore positivo, ma va gestito con saggezza e giustizia sociale. L’attuale ristrettezza economica, se da un lato mette, purtroppo, molte famiglie in difficoltà, dall’altro può favorire il recupero dei valori essenziali della vita come la solidarietà, la morigeratezza, la semplicità e, perché no?., anche del senso religioso della vita.

Eccellenza come vede la moderna società italiana , considerata da molti al vertice decadimento morale?
Non si può contraddire l’evidenza e chi ha seminato vento oggi raccoglie tempesta. L’aria è sempre più irrespirabile ed inquinata. Conosciamo pure di quale matrice siano quelle forze politiche e “culturali” che sostengono tali ideologie nefaste. Soprattutto sconcerta il risultato raggiunto da una cultura edonistica e materialistica, dove il relativismo etico è ormai il metro di valutazione di ogni scelta. Tuttavia, se la corsa verso l’autodistruzione avanza con spudorata sfacciataggine, ciò è dovuto alla forza tanto degli enormi interessi economici in gioco, quanto delle massicce campagne pubblicitarie su tutti i mezzi della comunicazione. Va detto, con franchezza, che una gran parte della gente sta per un’altra Italia, quella che rispetta la verità e la dignità, la vita dalla nascita alla morte e tutti i valori morali e spirituali che costituiscono il patrimonio culturale e morale della nazione che, nella maggioranza, si riconosce ancora nella sue radici cristiane.

Sesso e violenza sui giornali, negli spot pubblicitari: il mondo della comunicazione punta al morboso. Ci sono soluzioni alternative?
Non vorrei rispondere dando l’impressione che l’Italia sia paragonabile a quel mondo che il celebre Papini definiva “immensa stalla dove gli uomini inghiottano e stercano”. È pure vero che sesso e violenza, scandali e morbosità sono quel cibo quotidiano di non facile digestione, ma da molti trangugiato con squallida voracità. Noi ne faremmo volentieri a meno. C’è pur altro, come lo scadere di ogni rispetto per la vita, sempre più nelle mani dei moderni Erode di turno. Mi limito a dire che la società nel suo insieme andrebbe molto meglio, i giovani sarebbero più vivi, la famiglie più unite, la vita più serena, se tanta spazzatura non fosse veicolata e amplificata da quei mezzi della comunicazione che irresponsabilmente pescano volentieri nel torbido. In un clima sociale saturo di veleni di ogni tipo, abbiamo bisogno soprattutto di belle notizie. Ma queste non fanno molto ascolto e non producono denaro…  Quando si arriverà a capire che in una società di più sani costumi anche l’economia andrebbe meglio? Pensate, forse pagheremmo anche meno tasse per l’assistenza sanitaria, le forze dell’ordine, le carceri, ecc.! Ma questo conta ancora poco. È In gioco la vita dell’uomo. Il rimedio c’è: è nel riconoscere e riscoprire l’esistenza di una legge morale naturale che spinge a cambiare vita, in meglio ovviamente, e a ritornare ai valori dello spirito cristiano che riqualificano la vita.

Da una parte la sentenza della corte europea che vieta il Crocifisso nelle scuole, dall’altra il referendum svizzero che impedisce la costruzioni di nuovi minareti. Che ne pensa?
Questo vuol dire che la religione, per quanti sforzi si facciano per ridurla alla sfera privata, rimane pur sempre, come deve essere,una componente profondamente umana ed universale, quindi anche sociale. Sul tema del Crocifisso si è parlato a proposito e a sproposito. Mi fanno soltanto pena quei laicisti che per una ingiustificata “cristofobia” vorrebbero cancellare le radici cristiane dell’Europa e della nostra Italia. Quindi, per costoro niente radici, se cristiane, ma quelle islamiche valgono ancora e, quindi, guai a chi le tocca. Non mi permetto di commentare ciò che è successo nella vicina Svizzera col referendum popolare. Dico che la libertà religiosa è un diritto insopprimibile dell’uomo e va rispettata tanto quanto l’ambiente culturale e storico nel quale una religione più che un’altra si sia sviluppata. Circa il Crocifisso, per smorzare tutte le polemiche successive alla sentenza di Strasburgo per noi sarebbe sufficiente l’art. 2 della Costituzione secondo il quale si “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Purtroppo abbiamo chi ha scritto sul solito giornale laicista che se si vuole “entrare in tempi nuovi” bisogna rinunciare ad essere “portatori di identità forti, individuali e di gruppo”, perché è ormai tempo di abbandonare la “tradizione alla quale si appartiene”. Ma in nome di chi e di che cosa?

Cosa deve fare il buon cristiano per non smarrirsi in un mondo così difficile?
Non fare che il “buon cristiano” e agire con coerenza, fiducia e speranza. La grande gioia che ci porta il Natale è sapere che nella notte del mondo c’è una luce che non si spegnerà mai. Cristo non si è mai pentito di essere nato e la sua presenza in mezzo a noi è definitiva tanto che nessuna notte la potrà mai respingere.