Rifondazione Comunista contro la cessione delle quote comunali nella Porto di Imperia spa
Un porto grande e importante come quello in costruzione ad Imperia, dalle potenzialità strategiche, non può essere ceduto interamente ai
privati e lasciato senza un ruolo pubblico effettivo.
Il Partito della Rifondazione Comunista giudica gravissima la volontà di
cedere le quote comunali nella Porto di Imperia spa.
Un porto grande e importante come quello in costruzione ad Imperia,
dalle potenzialità strategiche, non può essere ceduto interamente ai
privati e lasciato senza un ruolo pubblico effettivo.
I cittadini imperiesi devono essere garantiti nel loro diritto di
disporre di una infrastruttura così rilevante per l’economia e la vita
sociale locali.
Da quando è partito il progetto, gli amministratori locali hanno sempre
assicurato che Imperia avrebbe avuto il suo porto, il quale – non
dimentichiamolo – è stato reso possibile grazie al suolo guadagnato per
decenni al mare con i riempimenti e al sacrificio di un enorme impatto
ambientale e sociale. Esso, per di più, ha inglobato il preesistente
porto di Porto Maurizio. Parliamo dunque di ricchezze che appartengono
in primo luogo ai cittadini imperiesi.
Inoltre, occorre aver chiaro che in gioco il destino dell’intera
portualità imperiese, non solo quella turistica. Abbiamo infatti anche
un porto commerciale e peschereccio, ad Oneglia, attualmente sempre più
assorbito in gestioni privatistiche e in speculazioni di vario tipo, cui
solo la restituzione ad una conduzione pubblica adeguata può assicurare
il sostegno e il rilancio di cui necessita.
Il fatto che ora l’Ammistrazione Strescino annunci di voler vendere le
quote del Comune evidenzia che: – l’assetto societario e l’entità della
partecipazione del Comune all’impresa del nuovo megaporto turistico,
assolutamente favorevoli ai maggiori soci privati e alle loro alleanze,
erano chiaramente predisposti all’operazione che si sta per fare ora;
– la privatizzazione dei beni comuni, delle ricchezze collettive e delle
risorse strategiche, ad Imperia, va avanti come da premesse (mentre si
dismettono le quote nella Porto di Imperia spa, si vende anche Villa
Carpeneto), unitamente ad una incalzante speculazione edilizia;
– le casse del Comune sono in una situazione critica non più
occultabile, come, abbiamo sempre sostenuto, con il rischio di sfondare
nuovamente il patto di stabilità.
A fronte di una situazione tanto complessa e delicata, L’Amministrazione
Comunale si fermi e valuti altre strade, a salvaguardia del ruolo
pubblico e degli interessi degli imperiesi, anche interpellando gli
altri Enti istituzionali che è opportuno cointeressare nella vicenda
(Regione Liguria e Provincia). Nel contempo, abbia l’umiltà di
ridimensionare progetti faraonici, come quello pomposamente chiamato
"dal Parasio al mare", eccessivamente costosi e destinati a stravolgere
la zona di maggior pregio di Porto Maurizio, se non si vuole caricare un
bilancio già precario, in una situazione di generale crisi, del peso
ulteriore di impegni gravosi.
IL DIRETTIVO DEL
CIRCOLO STENCA – BINON
DEL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA