Giovanni Allevi a Sanremolab: la musica non la creo io, è nell’aria

25 settembre 2009 | 18:38
Share0
Giovanni Allevi a Sanremolab: la musica non la creo io, è nell’aria
Giovanni Allevi a Sanremolab: la musica non la creo io, è nell’aria
Giovanni Allevi a Sanremolab: la musica non la creo io, è nell’aria
Giovanni Allevi a Sanremolab: la musica non la creo io, è nell’aria
Giovanni Allevi a Sanremolab: la musica non la creo io, è nell’aria
Giovanni Allevi a Sanremolab: la musica non la creo io, è nell’aria

“Io non credo nell’ispirazione – dice – la musica esiste al di fuori di noi, il compito è quello di saperla cogliere e darle concretezza. Compongo senza pianoforte, solo carta e penna, perché la mia manualità non condizioni il mio pensiero”.

Giovanni Allevi emoziona il Palafiori. Timido, iper-ansioso, davvero disponibile con tutti i ragazzi di Sanremolab che si accalcano introno a lui per una foto ed un autografo. Tiene la sua orazione restando in piedi, nascosto sotto la sua ormai famosissima zazzera alla Branduardi. Si concede subito alle domande dei ragazzi che arrivano come un fiume in piena.

“Io non credo nell’ispirazione – dice – la musica non la creo io, è nell’aria, il compito è quello di saperla cogliere e darle concretezza. Quando gli spettatori si emozionano ai miei concerti vorrei essere io a chiedere loro l’autografo, perché rendono viva la musica che ho cercato di intercettare nell’etere e chiudono il cerchio. Compongo senza pianoforte, solo carta e penna, perché la mia manualità non condizioni il mio pensiero”.

Non manca di scherzare sulla sua naturale timidezza e sul suo imbarazzo: “Detesto stare in cattedra – commenta – posso sedermi lì in mezzo a voi? Io dentro ho tanta ansia, incomincia già al mattino quando sono ancora a letto nel dormiveglia. Per cercare di star calmo, specie prima di ogni concerto, cerco di creare un grande vuoto dentro di me, che mi tenga lontano dalla negatività, un mondo asettico che esiste al di là del mio stesso io”. Si entra nella filosofia e il produttore che accompagna Allevi non manca di ricordare: “Non dimenticate che Giovanni è anche un filosofo, uno che si è laureato con 110 e lode…  e si vede”. Allevi ricambia l’apprezzamento: “Il mio produttore è perfetto, non mette mai il becco nelle mie composizioni, non si preoccupa di quale sia il loro appeal sul pubblico, accetta anche le cose più difficili. Quando devo registrare un disco di solito va in vacanza. Sa che non è un bene mettere dei limiti alla musica”.

Qualcuno gli domanda quale siano le composizioni dei grandi maestri della musica che preferisce: “Sono cambiate con l’età – racconta l’artista – da bambino ascoltavo tutto il giorno la Turandot di Puccini, più tardi mi sono innamorato di “Così parlò Zarathustra” di Strauss, quella di “2001 Odissea nello Spazio” per intenderci, e poi del preludio di “Tristano e Isotta”di Wagner. Quando facevo le guardie a militare ascoltavo di continuo con il walkman un pezzo dello Zecchino d’Oro del 1991, che si intitolava “Il Corsaro Nero". Ogni tanto ci vuole leggerezza”.

Infine una considerazione sul suo strumento prediletto: “Il pianoforte fa paura. Ti mette di fronte ai tuoi limiti. Ti fa temere il giudizio del pubblico e sopratutto di te stesso. La musica è un gioco, bisogna viverla con gioia e spensieratezza, ma da bambino quando mi sono avvicinato allo strumento facevo fatica a capirlo. È una conquista che ho maturato con il tempo”.