“Perchè gli extracomunitari non si adattano a qualunque tipo di lavoro, purchè regolare?”

17 agosto 2009 | 21:31
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“Perchè gli extracomunitari non si adattano a qualunque tipo di lavoro, purchè regolare?”

Giovanni Albizzi: “Non si può accettare l’arroganza di chi vuole esercitare il solo mestiere del venditore, quando il più delle volte poi non è in grado di svolgerlo rispettando le regole e le leggi e
le consuetudini del nostro paese”.

Una questione di tempo. Così, sembra di capire dalla proposta del neo-sindaco di Sanremo dedicata alla comunità senegalese presente, appunto, nella realtà matuziana. Gli stranieri, di cui circa il cinquanta per cento risulterebbe ancora irregolare e dedito a pratiche non del tutto ortodosse, sarebbero interessati ad avere una casa, un mercatino legale, per poter vivere senza essere rincorsi quotidianamente dalla polizia.

La cosa non sorprende! Quanti cittadini regolari sono disoccupati, in attesa di occupazione, oppure sbarcano il lunario con attività a tempo determinato, stagionali, occasionali. Massima comprensione per gli extracomunitari di buona volontà, ma sorge
spontaneo porsi alcuni interrogativi. La storia locale ci insegna che molti italiani le cui famiglie da svariate generazioni hanno vissuto sulle aride coste liguri si sono letteralmente "spaccati la schiena" a costruire migliaia di chilometri di muri a secco al fine di realizzare le terrazze (fasce) su cui dopo anni di operazioni di bonifica costante, lavorazione e concimazione sono
riusciti a coltivare.

Coloro i quali non potevano coltivare la terra si sono rivolti ad altre attività quali la navigazione, la pesca, l’impiego nelle piccole e numerose imprese generalmente legate al mondo dell’olivicoltura e della produzione dell’olio….eccetera… Altri più fortunati hanno intrapreso attività nel settore del commercio, della imprenditoria e del turismo con i relativi indotti. Quanto detto vorrebbe significare che, se in una reatà quale quella locale, peraltro estensibile a tutta la liguria, non vi sia spazio per le nuove forme di commercio legate alla vendita di prodotti tipici della etnia di provenienza e/o se le stesse attività progettuali non fossero in grado di assicurare la sussistenza di tutti i soggetti interessati a questo progetto, si dovrebbe avere l’umiltà e la buona volontà di ricercare la propria relativa regolarizzazione ed integrazione fornendo la personale disponibilità a prestare qualunque tipo di lavoro in regola fosse offerto.

Qualunque lavoro senza pregiudiziali alcune. Non si può accettare l’arroganza di chi vuole esercitare il solo mestiere del venditore,
quando il più delle volte poi non è in grado di svolgerlo rispettando le regole e le leggi e le consuetudini del nostro paese. Si sente parlare di tempo, di deroghe, di tolleranza, di integrazione. Sono tutte belle cose su cui purtroppo regna sovrana l’ipocrisia e che mal si conciliano con lo stato di diritto e la sicurezza. Al di là degli scoop pubblicitari, tanto di moda ultimamente, è necessaria una maggiore coerenza che al contrario risulta essere minore più ci allontaniamo dalla formidabile campagna elettorale che ha caratterizzato le ultime elezioni amministrative.

Viene sinceramente da sorridere laddove si parla di "ronde" di "volontari della sicurezza" di cui potrebbero far parte gli stessi soggetti che fino ad oggi hanno favorito e cercano di favorire i loro connazionali anche se irregolari perchè ragionano con una cultura che è diversa, troppo lontana da quella italiana. Quali garanzie di sicurezza si potrebbero avere da "ronde" miste? Si facciano, come è doveroso, rispettare le leggi vigenti che non prevedono deroghe alcune nè di tipo istituzionale nè politico ed all’uopo siano oculatamente impiegate le FF:OO preposte allo scopo.

Giovanni Albizzi