L'appassionato di rock |
Cultura e Spettacolo
/

10 anni di ROCK IN THE CASBAH: Giorgio Giordano

28 luglio 2009 | 21:02
Share0
10 anni di ROCK IN THE CASBAH: Giorgio Giordano

Era l’alba di una nuova era, che nel corso degli ultimi anni ha fatto sentire il suo peso su tutta la scena sanremese, dando motivazioni a decine di band del posto e linfa vitale alla nascita di nuovi rock contest.

Dieci anni di Rock in the Casbah. Rispolvero i cassetti della mia memoria e non trovo nulla. Trascorrevo le mie nottate in Costa Azzurra perché là si suonava il rock & roll. Decine di pub che proponevano musica live erano un’ottima motivazione per affrontare la trasferta ogni weekend. La mia idea di Sanremo, a torto o a ragione, era quella di una città poco attenta alle chitarre elettriche. Poi un giorno qualcuno mi ha parlato di un festival a San Costanzo: Rock in the Casbah. Perché no, ho pensato, facciamoci un salto. Era l’edizione numero uno; non ricordo chi suonava sul palco, né chi c’era tra il pubblico, non ricordo niente. Mi sono inerpicato su per i vicoli e ho raggiunto la location. Mi è sembrato carino. Due minuti e ho tolto le tende, gli amici di bagordi mi aspettavano in centro, pronti per la consueta gita notturna oltreconfine.
Ho sbagliato, sarei dovuto restare, perché ho rinunciato a vivere in diretta il battesimo del nuovo corso musicale della città dei fiori. Mi sono perso un momento storico.
Per fortuna poi ci sono ritornato, proprio nel giorno in cui stava per avvenire un’altra piccola rivoluzione rock. E di quella serata ricordo ogni dettaglio.
Era passato qualche anno dalla mia prima distratta ricognizione in quel di Rock in the Casbah. Ci sono andato seriamente motivato, questa volta, anzi diciamo obbligato, perché nel frattempo mi ero messo a fare il giornalista e il capo redattore mi aveva spedito nella città vecchia per un servizio sulla manifestazione.
Era il 2002, l’anno degli Skiantos come super ospiti dell’ultima serata. Avevo un compito: intervistare uno degli organizzatori. Dietro il mixer, con un look da samurai (una delle sue trasmutazioni più riuscite di sempre), c’era l’amico Radiomandrake, incaricato di animare la nottata prima e dopo il concerto. Ci penso io, mi ha assicurato, e mi ha presentato Larry Camarda, il direttore artistico dell’evento. Sono rimasto sorpreso dall’enfasi della spiegazione: nel dettagliarmi le coordinate della rassegna, Larry sembrava mettere un punto esclamativo dopo ogni parola. Solo quando è iniziato il concerto e mi sono calato nella straordinaria atmosfera dell’anfiteatro alla cima della Pigna ne ho scoperto il motivo.
Era l’anno in cui si realizzava un altro sogno: una rassegna fatta in casa, nata per promuovere le band locali, diventava un contenitore rock a tutto tondo, con star di livello nazionale. E il progetto era già chiaro fin da allora: nel corso delle edizioni successive sarebbero arrivati Alberto Fortis, Meganoidi, Frankie Hi-Nrg Mc, Baustelle, Tonino Carotone, Tre Allegri Ragazzi Morti, Linea 77 e per il decennale i Casino Royale.
Era l’alba di una nuova era, che nel corso degli ultimi anni ha fatto sentire il suo peso su tutta la scena sanremese, dando motivazioni a decine di band del posto e linfa vitale alla nascita di nuovi rock contest. Quella sera mi sono davvero divertito: tra una birra e l’altra, tra le gag di Freak Antoni e i coretti dei presenti, che non hanno rinunciato a cantare a squarciagola le hit immortali del gruppo, lo spettacolo è riuscito un piccolo capolavoro, che ha dato soddisfazione ad un mio desiderio per tanto tempo segretamente celato e finalmente realizzato: imbattermi in un fermento rock tutto sanremese, che nulla aveva da invidiare alle nottate nizzarde.

Giorgio Giordano