10 anni di ROCK IN THE CASBAH: Angelo Giacobbe

28 luglio 2009 | 21:33
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10 anni di ROCK IN THE CASBAH: Angelo Giacobbe

Un luogo simbolo, un messaggio, un sito destinato a rigenerarsi dalle ceneri: esiste perché le bombe della seconda guerra mondiale lo hanno disegnato tra le case (e prima ancora San Costanzo venne distrutto dal terremoto del 1887).

Era nato quale evento destinato a vivere in un’unica occasione. Promotrice la Ratamacue Band, formazione allora seguitissima nel panorama musicale sanremese e non solo: dopo una serie di esperienze in giro per la città nelle stagioni della Congiura dei Guitti decise di proporsi in un ambiente molto caratterizzato e decisamente“proprio” , tra le mura di quel centro storico dove i componenti del gruppo provavano stabilmente e dove avevano vissuto a lungo (o vivevano ancora). Come coordinatore tecnico del calendario estivo l’idea mi sfagiolava assai. Partecipai alla serata vedendo crescere un unico pensiero: visto il singolare, rivoluzionario amalgama tra il linguaggio del rock e quell’arena speciale che è San Costanzo perchè non realizzare tra quelle vecchie mura una vera e propria rassegna?
Un luogo simbolo, un messaggio, un sito destinato a rigenerarsi dalle ceneri: esiste perché le bombe della seconda guerra mondiale lo hanno disegnato tra le case (e prima ancora San Costanzo venne distrutto dal terremoto del 1887). Cumuli di macerie hanno stazionato lì per anni prima che si decidesse di restituirlo alla comunità con un intenzione diversa, addirittura pensandolo con quelle terrazze funzionali ad ospitare uno spettacolo.
L’idea di una rassegna chiamata “Rock in the Casbah” ha preso corpo l’anno dopo. E progressivamente, grazie al lavoro effettivamente di squadra è cresciuta a dismisura. Si è imposta in una città spesso indifferente e impermeabile al nuovo. Ha saputo vincere le notorie resistenze e i preconcetti nei confronti della Pigna. Ha portato lassù un pubblico eterogeneo e multiforme. Ha attratto una utenza non solo locale. Ha promosso una immagine diversa del centro storico.
Ora si vuole alzare il tiro: da due anni è nato il suo prologo chiamato “Art in the Casbah”, contenitore destinato a linguaggi musicali diversi ed alla multiculturalità. Approda in una Pigna che assiste -diciamolo sottovoce – a preziosi segnali di cambiamento. E’quello che conta alla fine: contribuire alla rinascita di una realtà che vale ben al di là della nostra rassegna musicale. Un patrimonio così straordinario e unico, oggi incontro di culture diverse, proprio per questo ancora più prezioso.
Italo Calvino la chiamava Casbah ben prima di noi: “La vecchia Casbah della Pigna grigia e porosa come un osso dissotterrato”si legge nella strada di San Giovanni

Angelo Giacobbe