Bianchi a processo per usura, l’imprenditore Gasparetto ritratta, non ricorda e si contraddice

24 marzo 2009 | 10:58
Share0
Bianchi a processo per usura, l’imprenditore Gasparetto ritratta, non ricorda e si contraddice
Bianchi a processo per usura, l’imprenditore Gasparetto ritratta, non ricorda e si contraddice
Bianchi a processo per usura, l’imprenditore Gasparetto ritratta, non ricorda e si contraddice
Bianchi a processo per usura, l’imprenditore Gasparetto ritratta, non ricorda e si contraddice
Bianchi a processo per usura, l’imprenditore Gasparetto ritratta, non ricorda e si contraddice

“La situazione della mia ditta non era rosea ed eravamo in difficoltà, la difficoltà di un’azienda che fatica a costruire, a vendere e andare avanti. Le banche ci aiutavano ma fino ad un certo punto…”.

Si è aperto questa mattina, davanti al collegio del tribunale di Sanremo, il processo per usura che vede sul banco degli imputati l’imprenditore Giuseppe Bianchi di Taggia, il suocero di lui Pier Maria Porzio e l’imprenditore Carlo Ghilardi in merito ad un prestito, risalente al 1999, di un miliardo di lire all’imprenditore Sandro Gasparetto che, a sua detta, sarebbe stato costretto a rifondere 1 miliardo e 700 milioni nel giro di un anno. Si tratta del capo ‘N’ del processo, suddiviso in 7 tronconi, relativo alla maxi inchiesta per corruzione, usura ed altri reati che il 3 meggio del 2006 portò in carcere Barla e l’imprenditore ed ex presidente della Camera di Commercio Giuseppe Bianchi e ai domiciliari l’altro ex sindaco di Taggia Piero Gilardino.

Inizialmente è stata chiesta la trascrizione di alcune intercettazioni telefoniche relative al 6 novembre 2003 e di alcune scritture private relative sempre a quegli anni. L’interrogatorio di Sandro Gasparetto si è rilevato pieno di contraddizioni e di inesattezze
relativamente alle vecchie deposizioni rese dallo stesso.

Depone Sandro Gasparetto, interrogato dal pm Marco Zocco:

“Ho conosciuto Bianchi alcuni anni fa per dei lavori ad Ospedaletti. Ho conosciuto anche il sindaco con il quale ho iniziato un rapporto di lavoro. Il mio rapporto con il sindaco era anche un rapporto confidenziale anche per quando dovevo acquistare alcuni terreni. Le condizioni della mia impresa Edilmar prima del fallimento riguardavano troppe operazioni con le banche, mancava liquidità e si lavorava male. La situazione della mia ditta non era rosea ed eravamo in difficoltà, la difficoltà di un’azienda che fatica a costruire, a vendere e andare avanti. Le banche ci aiutavano ma fino ad un certo punto, ci avevano concesso dei mutui che avevamo garantito ma ci avevano chiesto dei rientri. Per il pagamento dei fornitori la situazione era abbastanza tranquilla, non rosea ma tranquilla. Ho chiesto del denaro a Parrini perchè ero in difficoltà.

Espressi i miei timori relativi alla mia difficoltà. Il genero di Parrini (Chiodi) mi ha prestato 200 milioni ma non ricordo a che condizioni. Ci fu una trattazione immobiliare. Quell’atto fu sottoscritto nell’aprile del 1999. Parrini mi fece da tramite ma non fu presenta alla trattativa con Chiodi ma prima avevo presentato a Parrini le mie necessità che mi procurò l’appuntamento. Parrini mi fece da tramite anche con Ghilardi e non ero assolutamente a conoscenza dei rapporti tra Parrini e Ghilardi. Parrini mi disse che poteva farmi conoscere questo signor Ghilardi che avrebbe potuto fare una accordo con me. Non ricordo esattamente i termini. Parrini non mi propose nulla, io andai da Ghilardi e si discusse con lui. Non conoscevo Ghilardi ma lo conobbi a Taggia nell’ufficio della Bianchi. Avevo urgenza perchè dovevo pagare delle cifre all’Unicredit. Tra l’incontro con Parrini e l’appuntamento con Ghilardi passò una settimana ma non ricordo i particolari dell’appuntamento.

Ricordo che all’incontro erano presenti Ghilardi, Bianchi e Porzio. Non sapevo che attività facesse Ghilardi, Bianchi sapevo chi era ma non l’avevo mai visto e nemmeno Porzio. Dissi a loro quale era il momento della mia attività e se ci fosse la possibilità di qualche vendita e trovammo un accordo su una transazione immobiliare (viene letta e contestata dal PM Zocco una vecchia dichiarazione di Gasparetto in cui si parla di prestito di un miliardo e non di transazione immobiliare). Prima si parlò del fatto che il prestito fosse legato ad una transazione immobiliare. Mi diedero il denaro un paio di giorni dopo non ricordo se negli uffici o in banca. Mi diedero il denaro e io diedi in cambio un assegno di un miliardo in garanzia non ricordo se completamente compilato. L’assegno non era datato. Poi ci siamo visti un paio di giorni dopo.

Trovammo una collaborazione nel senso che avevo dei terreni a Ospedaletti e li diedi in garanzia. Ricordo che Porzio fosse un po’ più intransigente rispetto agli altri. Non so se i miei interlocutori fossero al corrente della mia situazione finanziaria (viene letta e contestata dal PM Zocco una vecchia dichiarazione in cui Gasparetto sosteneva che Ghilardi, Bianchi e Porzio fossero a conoscenza della sua condizione economica). Penso che sapevo io quello che avevo ma non l’avrò espresso bene allora. Mi rifornivo da Bianchi Antonio ma i pagamenti non erano buoni in quel periodo. Sapevo quali fossero le divisioni tra di loro rispetto al denaro che mi fu dato anche perchè fu emessa regolare fattura. Non mi sono chiesto perchè ci fosse anche Porzio nel prestito ma mi ricordo che mi pagò tramite assegno. Non ricordo se il denaro mi fu dato tutto in un solo giorno (viene mostrata una scrittura privata). Questa era la scrittura di garanzia, la data è il 28 aprile del 1999. Avevo già avuto il denaro.

L’accordo era che avrei dovuto dare due ville finite per il miliardo che avevo ricevuto e le ville valevano un miliardo secondo la valutazione del tempo. Si parla anche di 4 lotti facenti parte del terreno sul circuito di Ospedaletti. I lotti valevano all’epoca 250 milioni perchè erano senza licenza (viene contestata dal PM una sua precedente dichiarazione dove si affermava che i lotti, senza concessione edilizia, potevano valere almeno 2 miliardi di lire). Posso aver preso una cantonata nel dire che potevano valere 2 miliardi, mi sono sbagliato. Allora avevo fatto una riflessione con la licenza ottenuta nel dire che valevano così tanto. Qui c’è stata una valutazione sbagliata da parte mia. Io ho dato un prezzo allora con le licenze. Nessuna banca da un euro su un terreno se non c’è una licenza e c’era un iter amministrativo in corso per quel terreno. Questa è stata solo una transazione immobiliare nella quale si stabiliva che, se non avessi venduto il terreno ad altri, loro sarebbero intervenuti e si sarebbero tenuti i terreni.

Quei terreni con la licenza valevano di più di un miliardo. In quel periodo il tasso delle banche era intorno al 16-17%. Dopo un anno e 8 mesi potevo decidere se dare i lotti o fare le due ville e darle. Lo spirito che avevo intrapreso con il gruppo era di andare avanti con l’azienda. La scrittura che sto vedendo e che credevo non esistesse più prevedeva quanto ho detto. Io immaginavo che questa scrittura non esistesse più dato che ricordo di averla strappata. Per me il prezzo di vendita delle due ville era inferiore, ma se erano state prese quelle decisioni lì non so cosa dire. Il valore di un miliardo e mezzo che riporta il documento non è giusto e non ne so il perchè. Noi avevamo convenuto quella cifra e se c’è la mia firma significa che la conoscevo. Gli accordi erano che si sarebbe concordata la differenza rispetto al valore delle ville ad ai cambiamenti del valore del denaro. C’erano degli accordi verbali che non sono riportati nella scrittura. Le ville valevano un miliardo e mezzo l’una, mentre avevamo pattuito un miliardo di prestito”.

Non ricordo esattamente i termini della scrittura che avevamo steso. Per me i lotti allora valevano 250 milioni l’uno e a me sembrava un buon affare, avevo del denaro fresco subito e non so perchè nella scrittura c’è scritto un miliardo e mezzo. Non capisco come avevamo fatto certe cifre. Avevo valutato l’offerta positiva. Poi ho sottoscritto una seconda scrittura (che viene mostrata). Gli immobili citati erano miei tranne quello del Solaro che non è diventato mio. Ho preso questi impegni per togliere loro da Ospedaletti. Sono io che ho proposto di restituire 1 miliardo e 700 milioni. Ho proposto io a Bianchi queste condizioni. Quando ho dato la cifra mi hanno restituito l’assegno che avevo lasciato nell’occasione precedente. Ho apposto io le diverse date sugli assegni. Sugli assegni tutte le date erano in bianco. Ho calcolato i 700 milioni li ho calcolati io sul tasso del momento da quando avevo dato loro il denaro facendo la proposta a loro. 700 milioni nel periodo basta che mi lasciassero il terreno. Non ho mai pagato gli interessi su quella cifra. Terruzzi prima era entrato in società al 50%, si era formata l’immobiliare nella quale tra i soci compariva anche mia moglie. Terruzzi non avrebbe mai fatto un affare a tre perchè è una persona che vuole gestire singolarmente le cose. Avevo pagato la quota dei terreni concessionati 2 miliardi e mezzo.

Attraverso l’operazione con Terruzzi diventava socio al 50% ed era un’operazione interessante. Della vendita delle due ville me ne sarei dovuto occupare io ma non ci sarebbero stati interessi come agenzia. Non ricordo la presenza di Gavinelli nella questione con Bianchi. ”.

Il PM Zocco, al termine dell’interrogazione, chiede la trasmissione degli atti alla Procura.

Depone Paolo Gavinelli:

“(vengono mostrati due assegni) Sono due assegni uno a favore di Porzio e uno a favore di Bianchi costruzioni della Edilmar srl. Conosco Gasparetto, l’ho conosciuto nel momento in cui ho cominciato a contattarlo per recuperare i debiti che aveva nei confronti della Bianchi Costruzioni e della Bianchi Antonio. Questi contatti erano abbastanza frequenti ma gli esiti erano pochi. I contatti cominciarono circa nel 2001. Ricordo una visita di Ghilardi a riferire della possibilità di fare un’operazione immobiliare segnalata dal sindaco Parrini dicendo che c’era un imprenditore che aveva delle necessità e si sarebbe potuto dare una mano facendo una compravendita immobiliare di ville ancora da costruire. Le necessità credo che fossero per degli impegni suoi finanziari. La cosa mi sembrava abbastanza urgente. Al momento eravamo presenti io e Bianchi sicuramente ma non ricordo se ci fosse Porzio. Mi ricordo che venne consegnato il miliardo. Non ricordo quando la somma fu consegnata a Gasparetto, posso solo dire che è stato nei giorni successivi. Al momento di questo nostro primo incontro Gasparetto non era presente. Porzio, Ghilardi e Bianchi erano al corrente delle esigenze di Gasparetto. Porzio venne indicato come socio finanziatore.

La valutazione sicuramente credo che sia stata fatta. So che c’era stata una valutazione per sapere se fosse congruo dare una certa cifra in cambio dei lotti. Non ricordo una valutazione analitica, un discorso che è stato fatto ma al quale non ho assistito in prima persona. Passando alla seconda scrittura io non ho presenziato alla stesura e so che fu redatta perchè ci furono dei problemi sui lotti circa la possibile edificazione. Non conosco l’ammontare tottale del debito di Gasparetto nei confronti di Bianchi anche se mi sembra sui 300 milioni. Il debito di un milardo e 700 milioni so che è stato in parte pagato. Direi che per quanto riguarda la Bianchi Costruzioni credo sia stato recuperata parte del capitale. Dopo questa data abbiamo avuto a che fare con alcuni funzionari della Polizia ma non ricordo i nomi. Durante quei contatti si parlò di ipotetiche conseguenze per usura”.