Studi di settore. Silvestrini:apprezziamo lo sforzo di revisione della Sose

“Cna, afferma Silvestrini, ha dato prova di responsabilità accettando sacrifici e manifestando disponibilità al dialogo”
Gli studi di settore, lo strumento utilizzato dal fisco per stimare, sulla base di alcuni parametri, i ricavi delle piccole imprese, rischiano quest’anno di determinare imposte "reali" su entrate rese del tutto "virtuali" dalla crisi economica. L’allarme lo ha lanciato ieri sera Luigi Mai, Presidente della CNA di Modena, nel corso di un incontro organizzato dall’Associazione con Gianpietro
Brunello, Presidente della Sose – la società creata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze proprio per l’elaborazione degli Studi – e con Sergio Silvestrini, Segretario Generale CNA.
Una preoccupazione condivisa dallo stesso Presidente Brunello, che ha spiegato come si sta lavorando sugli Studi per cercare di adeguarli alla situazione attuale. "Innanzitutto – ha detto il Presidente della Sose – abbiamo approvato retroattivamente i modelli 2008, più rappresentativi dei precedenti, per offrire una tutela in più ai contribuenti. Poi stiamo lavorando per rettificare gli studi che
saranno applicati quest’anno sui ricavi 2008 per tenere conto degli effetti della crisi sia sulla base delle peculiarità territoriali che settoriali e dimensionali delle imprese. Un lavoro che riguarda circa 2.000 procedute per 206 diversi Studi di settore e che contiamo di terminare entro marzo, perché ci rendiamo conto che dal mese di ottobre si è verificata una situazione del tutto straordinaria ed imprevedibile".
"Di certo è che occorre – ha riconosciuto Brunello – che le Agenzie delle Entrate in fase di accertamento non utilizzino gli Studi come una clava fiscale". "Ma non è solo la determinazione delle imposte a preoccuparmi – ha continuato il Presidente
della Sose – Il problema forse maggiore è il pagamento delle imposte. Se, infatti, manca la liquidità, come è ormai assodato, per la "normale" gestione commerciale delle imprese, è chiaro che diventa facile immaginarsi difficoltà anche per il pagamento delle imposte. Un pagamento che dovrà avvenire tra alcuni mesi, quando con ogni probabilità saremo nell’occhio del ciclone della crisi".
Ancor più preoccupato il Segretario Generale CNA. "Apprezziamo lo sforzo di revisione che sta attuando la Sose anche in collaborazione con le Associazioni – ha detto Sergio Silvestrini – anche se aspettiamo di vedere gli studi alla prova dei
fatti. Quel che è certo è che ci attendiamo anche un sostegno reale da parte del Governo, perché gli annunci non bastano più a fronteggiare gli effetti reali della crisi". "Si è parlato di un fondo a sostegno delle cooperative di garanzia fidi – ha poi detto Silvestrini – ma non è ancora realmente stato stanziato nulla. A parole è stata valorizzata la bilateralità come sostegno al reddito nelle imprese artigiane, ma anche questo tipo di ammortizzatore non è stato spesato. Anzi, per farlo si pensa di utilizzare i fondi europei e regionali destinati alla formazione, minando così una delle leve indispensabile a sostenere sviluppo ed innovazione.
Sull’Iva per cassa si attendono ancora notizie certe. E’ di ieri la notizia degli interventi a sostegno dell’auto, ma per l’indotto viene lasciato in balia degli eventi. Insomma, tanti provvedimenti condivisibili ma ancora nessuna azione concreta. Si ha la sensazione che non esista la consapevolezza della situazione che si sta determinando nel Paese".
"CNA – conclude Silvestrini – in più di un’occasione, come dimostra la collaborazione fornita nella revisione degli Studi, riconosciuta dallo stesso Brunello, ha dato prova di responsabilità accettando sacrifici e manifestando disponibilità al dialogo. Vorremmo che la stessa assunzione di responsabilità arrivasse da chi ha in mano le sorti del Paese. Ad esempio, discutendo
tempestivamente una riforma pensionistica che implichi una revisione strutturale della spesa fiscale. Ad esempio rilanciando la spesa pubblica attraverso i piccoli cantieri, più che con le grandi opere. Tagliando le spese improduttive: a cosa ci servono 107 province? Perché il tempo ormai scarseggia e siamo stanchi che a sostegno delle PMI ci siano solo slogan".