Il giornalista Antonio Caprarica presenta il suo volume “Gli italiani la sanno lunga…o no!?”

Il secondo appuntamento di “Fughe di Karta” segna il ritorno dell’ospite che nella precedente edizione della rassegna aveva saputo registrare il massimo afflusso di pubblico
Venerdì 27 Febbraio, presso l’Ex Chiesa Anglicana Bordighera, alle ore 17,30, Antonio Caprarica, presenta "Gli italiani la sanno lunga…o no!? Chi siamo e perché parliamo tanto male di noi". Introduce l’autore Claudia Claudiano.
Il secondo appuntamento di "Fughe di Karta" segna il ritorno dell’ospite che nella precedente edizione della rassegna aveva saputo registrare il massimo afflusso di pubblico. Antonio Caprarica, un passato di corrispondente Rai da Mosca, Londra e Parigi, un presente come Direttore dei giornali-radio Rai si concentra questa volta sul cosiddetto "Bel Paese" o meglio sul nostro controverso popolo, dopo aver affrontato nei precedenti fortunati libri la disamina su francesi e inglesi. Una nuova occasione per essere a contatto con il suo umorismo, la sua ironia, la sua sterminata cultura senza frontiere, questa volta concentrata in un’appassionante analisi su "no’ altri". Introdurrà l’incontro Claudia Claudiano che è curatrice del ciclo insieme ad
Angelo Giacobbe per iniziativa del Comune di Bordighera – Assessorato alla Cultura.
Il prossimo appuntamento di "Fughe di Karta" è previsto venerdì 27 Marzo con lo scrittore-autore televisivo-attore-umorista Bruno Gambarotta.
IL LIBRO
La leggenda, o forse la retorica, vuole gli italiani "brava gente": accoglienti e generosi, poveri ma belli, gaglioffi ma simpatici, ricchi di inventiva e maestri nell’arte di vivere e amare. Una tradizione, sostenuta anche da connazionali illustri, li dipinge invece furbi, cinici e conformisti, insofferenti alle regole e privi di senso civico. Chi siamo dunque noi italiani? È possibile tracciare un profilo veritiero, che eviti la trappola del moralismo come l’esercizio, così diffuso, dell’autodenigrazione? Antonio Caprarica ha voluto provarci in questo volume, sottoponendosi di buon grado alla pratica dell’autocoscienza, osservando il Bel Paese quanto più spassionatamente possibile e dalle più diverse prospettive. Ecco dunque la lotta politica del Nord contro il
Mezzogiorno e il federalismo gastronomico, con la pacifica convivenza delle straordinarie cucine regionali; la persistente fedeltà nei confronti della famiglia, fonte, da oltre cinquecento anni, non solo di stabili affetti, ma, se appena si può, di prebende e sinecure, cattedre universitarie, alloggi e impieghi; la scomparsa dei grandi imprenditori e il diffondersi dei "capitalisti di papà", con le loro piccole aziende controllate dalla parentela; il culto della bellezza e l’indifferenza per gli scempi ambientali; la maleducazione imperante dalla strada al Parlamento.
ANTONIO CAPRARICA
Antonio Caprarica (Lecce, 1951) si è laureato in Filosofia con Lucio Colletti presso l’Università di Roma "La Sapienza", con una tesi dedicata alla relazione tra etica ed economia in Adam Smith, temi che non mai smesso di approfondire. L’attenzione ai problemi economici e sociali guida anche i suoi primi passi nella carriera giornalistica. Ancora giovanissimo è redattore sindacale del settimanale Mondo Nuovo, poi passa all’ Unità per dirigerne – tra il ’76 e il ’78 – la cronaca romana, proprio nei momenti più sanguinosi, e rischiosi, degli "anni di piombo".
Successivamente, da commentatore di politica interna dell’Unità, racconterà i passaggi cruciali dell’epoca della "solidarietà nazionale" e le avvisaglie di crisi della Prima Repubblica, per approdare infine come condirettore a Paese Sera. Nel 1988 il passaggio dalla carta stampata alla tv. Entra in RAI per occuparsi di politica estera, altra sua grande passione. Tra l’88 e il ’93 è prima inviato, poi corrispondente stabile del Tg1 dal Medio Oriente, con base al Cairo e a Gerusalemme.
Da lì copre gli avvenimenti lungo tutto l’ arco di crisi mediorientale. E’ in Afghanistan, unico inviato italiano ammesso sul primo convoglio di carri armati sovietici che si ritirano sotto l’offensiva incalzante dei mujaheddin. Poi è a Baghdad, nell’autunno del ’90, per seguire la crisi degli ostaggi occidentali sequestrati da Saddam Hussein. Quando scoppia la prima guerra del Golfo, si trova a Gerusalemme, e da lì racconta notte dopo notte la pioggia degli Scud iracheni sullo Stato d’Israele. Intanto monta la seconda intifada palestinese e tocca a lui la cronaca puntuale dal campo di battaglia, fino agli storici accordi di pace a Camp David tra Rabin e Arafat.
Nominato nel ’93 capo dell’Ufficio di Corrispondenza RAI da Mosca, suo è per quattro anni il resoconto quotidiano della convulsa transizione post-sovietica sotto la presidenza Eltsin. Intervista il Nobel Solgenitsin al suo ritorno in Russia dopo 20 anni di esilio. Descrive la nascita del mercato dalle ceneri dell’economia pianificata, e le storture che derivano
da corruzione e mancanza di regole. Al suo microfono l’ultimo presidente sovietico, Mikhail Gorbaciov, affida un clamoroso messaggio di stima e ammirazione per il papa Giovanni Paolo II. Infine da Grozny, capitale martoriata della Cecenia, è tra i pochi giornalisti occidentali che documentano gli orrori della guerra: incontra Mashkadov, il presidente eletto (che pochi anni dopo sarà eliminato dai russi con un attentato), e Bassayev, il capo sanguinario dei guerriglieri islamici (che in seguito si macchierà dell’atroce massacro di Beslan).
Nel 1997, Caprarica passa a dirigere l’ufficio di Corrispondenza della RAI da Londra, dove è rimasto fino al Febbraio 2006. Nove anni densi di cronache e analisi – dal "miracolo" blairiano alle reali eccentricità passando per la tragedia di Lady Diana – che ne hanno fatto per i telespettatori italiani il volto stesso dell’Inghilterra. Intervista Blair e il principe di Galles, ma pure gli eroi del multi-culturalismo che ha fatto di Londra il posto oggi più trendy al mondo. E ai vecchi riti e nuovi miti dei britannici è dedicato il suo libro, "Dio ci salvi dagli inglesi…o no!?", (Sperling & Kupfer, Marzo 2006), Premio Gaeta per la letteratura di viaggio, per parecchie settimane stabilmente ai primi posti nella lista dei best-seller.
Arriva a Parigi, per dirigere la Sede RAI, nel Marzo 2006, e subito trova i giovani sulle barricate: toccherà a lui fare la cronaca della rivolta degli studenti contro il Contratto di primo impiego, voluto dal premier De Villepin, e cercare di spiegare le ragioni del disagio di una generazione. Anche questa storia, come tante altre, entrerà nel volume che trae spunto dal suo soggiorno francese: "Com’è dolce Parigi… O no ?!"(Sperling & Kupfer, 2007), ancora un best-seller che disegna la mappa di vizi e virtù dei nostri vicini d’Oltralpe.
Autore negli anni ’80 di romanzi di successo (con Giorgio Rossi, i best seller "La Ragazza dei Passi Perduti" e "La stanza delle scimmie", editi da Mondadori), collabora con quotidiani e periodici. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti di grande prestigio: tra gli ultimi, il Premio Italiani nel Mondo, il Val di Sole – Per un giornalismo trasparente, il Premio Barocco,
il Premio Ischia di giornalismo internazionale, il Premio Fregene, il Tigullio, il Premio Frajese. Dall’Ottobre del 2006 è Direttore di RadioUno e Giornali Radio Rai.