I rifiuti all’inceneritore di Montecarlo, l’intervento di Marco Ballestra (Alzalatesta.net)

“Quello dell’inceneritore di Monaco, come peraltro quello di Nizza l’Arianne, è sempre stato una chimera, per noi poveri provinciali italiani. Qualcosa di bello, buono e giusto, che guardavamo con una certa invidia…”.
Non entro nel merito della proposta dei monegaschi a ricevere i nostri rifiuti. Non ne conosco i dettagli. A proposito dello slancio della Signora Alesssandra Savona, alcune piccole considerazioni si rendono necessarie. La gestione dei rifiuti nel mondo, e la tecnologia per i grandi impianti di incenerazione sono nelle mani di pochi grandi gruppi.
La francese Veolià è di sicuro un colosso di portata mondiale. Quello dell’inceneritore di Monaco, come peraltro quello di Nizza l’Arianne, è sempre stato una chimera, per noi poveri provinciali italiani. Qualcosa di bello, buono e giusto, che guardavamo con una certa invidia. Quello di Nizza è chiuso! Quello di Monaco l’ho visitato circa quindici anni fa. Venni ricevuto da un cordiale Direttore, in in grazioso studio rivestito in legno.
Recentemente l’impianto è stato ristrutturato, e di sicuro si sarà ottimizzata il processo. Ai tempi della mia visita, l’energia elettrica prodotta serviva a malapena a far girare l’impianto. Forse. La notevole quantità di acqua calda prodotta, veniva utilizzata per il teleriscaldamento del quartiere, realizzato allo scopo. Dove l’acqua calda finisse di estate, non mi venne detto. I monegaschi, di sicuro non comprenanno la nostra spazzatura. Saremo noi a pagarne lo smaltimento tanto a chilo.
E’ vero, che gli impianti devono girare a regime, ed hanno bisogno di una quantità di rifiuti stabilita. Impianto sovradimensionato? Curioso! Piu’ probabile che si tratti di una mossa di marcketing, per farci venire la voglia anche a noi. La costruenda Centrale a biomasse di Bevera, in una regione che a detta del Corpo Forestale dello Stato non ha biomasse disponibili, suona come un
campana senza campanile.
A riguardo,nostra associazione ha presentato un’esposto in Procura, mettendo in dubbio la legittimità delle concessioni autorizzative. A Monaco o a Stoccolma, a pochi metri dal palazzo dei reali di Svezia, gli inceneritori viaggiano con costi di manutenzione enormi, che ne vanificano la redditività. Un vero specchietto delle allodole per l’opinione pubblica. Credenziali di ferro, per amministratori in cerca di scorciatoie proficue.
Altra cosa, sono gli impianti collocati nelle aree deboli. Passando la notte sull’autostrada, portando le mie api in vacanza nel Var,
la nube tossica che dovevamo attraversare ad Antibes, per chilometri, era qualcosa di stupefacente. E le ceneri di questi inceneritori che chiamano di volta in volta con nomi diversi: cogeneratori, termovalorizzatori, termoconvettori, e che sempre inceneritori sono, dove vanno a finire?
In Somalia, nel Ciad, a Gomorra o nei cementifici? Possiamo fregarcene di chi vive nei posti deputati a ricevere cio’ che non vogliamo vedere e sapere del nostro modello infernale di consumo? Purtoppo, ognuno di noi mette periodicamente i piedi sotto il tavolo, e mangia cibo congelato o fresco di cui non conosce l’origine. La diossina non è solo nei maili inglesi, ma anche nel latte delle madri italiane.
Gli inceneritori sono la cosa piu’ costosa ed antistorica che esista. Gestiti da gruppi economici potentissimi che impediscono l’abbattimento della produzione dei rifiuti all’origine, ed il decollo reale del reciclaggio dei rifiuti. Purtroppo, ci sono persone molto piu’ preparate di me sul tema rifiuti, che non trovano voce in quella fabbrica del nostro pensiero "orientato" e delle nostre coscenze azzittite, che è la tv.