Corruzione a Taggia: entra nel vivo il capo ‘B’ del maxi processo con l’esame dell’ex sindaco Barla

2 febbraio 2009 | 14:28
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Corruzione a Taggia: entra nel vivo il capo ‘B’ del maxi processo con l’esame dell’ex sindaco Barla

Secondo l’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Vittore Ferraro, Barla, con l’intercessione del geometra Olivieri, progettista del centro commerciale, avrebbe chiesto tangenti alla De Iulis per ottenere le autorizzazioni a costruire il GS.

Entra nel vivo, domani, con l’audizione dell’ingegnere Tiziano De Silvestri, seguita da quella dell’ex sindaco di Taggia, Lorenzo Barla, il capo ‘B’ al processo relativo alla maxi inchiesta per corruzione, usura e altri reati, che il 3 maggio del 2006 porto’ in carcere l’ex sindaco di Taggia, Lorenzo Barla e l’imprenditore ed ex presidente della Camera di Commercio, Giuseppe Bianchi e ai domiciliari l’altro ex sindaco di Taggia, Piero Gilardino. A Barla a e al geometra Massimo Allaria Olivieri, di Sanremo, viene contestata la concussione.

L’istruttoria testimoniale si era aperta con la deposizione dell’imprenditrice Aurora De Iulis, della ‘A&G’, la societa’ costruttrice del centro commerciale Gs, situato nelle vicinanze della nuova stazione ferroviaria. Secondo l’accusa, sostenuta dal pubblico ministero Vittore Ferraro, Barla, con l’intercessione del geometra Olivieri, progettista del centro commerciale, avrebbe chiesto tangenti alla De Iulis per ottenere le autorizzazioni a costruire. Tangenti destinate sia a lui che ai responsabili dell’Ufficio Tecnico, per complessivi 70.000 euro.

In particolare, il progettista avrebbe fatto continui riferimenti alla necessita’ di corrispondere denaro a funzionari e amministratori pubblici preposti all’approvazione degli atti. Si parla di una somma di 10.000 euro che la De Iulis avrebbe dovuto corrispondere ai responsabile dell’Ufficio Tecnico del Comune, sotto forma di incarico professionale e di 40.000 euro (la richiesta iniziale sarebbe stata di 60.000 euro) che la stessa avrebbe dovuto corrispondere a Barla. Anche in questo caso, secondo l’accusa, la ‘mazzette’ sarebbe stata nascosta dietro un fittizio incarico professionale, secondo il quale Barla, in qualita’ di avvocato, avrebbe dovuto redigere degli atti concernenti la delicata pratica commerciale.