Siglato il rinnovo del contratto nazionale tessile, abbigliamento e calzature

Luigi Rossi, Presidente Nazionale di CNA Federmoda: “Si tratta di un accordo che mette in particolare rilievo il ruolo dell’apprendistato all’interno del mondo dell’artigianato riconoscendo la capacità formativa interna dell’azienda”
Il 10 gennaio 2009 è stato siglato il rinnovo del contratto nazionale di lavoro per i dipendenti delle imprese artigiane del sistema moda italiano. Per CNA Federmoda, è un accordo che mette in particolare rilievo il ruolo dell’apprendistato all’interno
del mondo dell’artigianato riconoscendo la capacità formativa interna dell’azienda, evidenziando come l’apprendistato nell’artigianato ha tradizionalmente rappresentato uno strumento unico e speciale di trasmissione delle competenze, di elevato valore sociale, oltre ad essere uno strumento di rilevanza strategica per garantire buona e stabile occupazione, confermando il meccanismo di percentualizzazione della retribuzione. Sempre sul fonte normativo, a partire dal dicembre prossimo, alle
lavoratrici del settore sarà integrato fino al 100% il salario relativo al periodo di astensione obbligatoria dal lavoro per maternità. Sul fronte economico i salari verranno incrementati di 100 euro a regime sul terzo livello, e verrà corrisposta un
una tantum di 400 euro. Si darà corso ad una particolare attività Bilaterale di Settore che opererà all’interno della bilateralità orizzontale nazionale dell’artigianato (EBNA – Ente Bilaterale Nazionale dell’Artigianato), in considerazione delle specificità dei settori operanti nel comparto moda e del momento di profonda trasformazione dello stesso, determinato anche dalle necessità
di rilancio sia sul mercato nazionale che su quello internazionale. Inoltre è stato costituito un Osservatorio quale strumento di innovazione e qualificazione delle relazioni industriali. In particolare questi due ultimi strumenti vanno nella direzione di realizzare una costante azione di studio e analisi del settore dedicando particolare attenzione alla realtà manifatturiera che tanta importanza
riveste nel contesto economico e sociale del sistema moda italiano.
"Si tratta di un accordo che mette in particolare rilievo il ruolo dell’apprendistato all’interno del mondo dell’artigianato riconoscendo la capacità formativa interna dell’azienda", commenta Luigi Rossi, Presidente Nazionale di CNA Federmoda – nel nuovo contratto si evidenzia, infatti, come l’apprendistato nell’artigianato abbia tradizionalmente rappresentato uno strumento unico e speciale
di trasmissione delle competenze, di elevato valore sociale, oltre a costituire un mezzo di rilevanza strategica per garantire buona e stabile occupazione, confermando il meccanismo di percentualizzazione della retribuzione". "Si darà corso a una particolare attività bilaterale di settore che opererà all’interno della bilateralità orizzontale nazionale dell’artigianato – aggiunge Rossi – in
considerazione delle specificità dei settori operanti nel comparto moda e del momento di profonda trasformazione, determinato anche dalla necessità di rilancio sia sul mercato nazionale sia su quello internazionale». Il contratto, ancora, prevede la costituzione di un osservatorio quale strumento di innovazione e qualificazione delle relazioni industriali. «In particolare – spiega Rossi – questi due ultimi strumenti vanno nella direzione di realizzare una costante azione di studio e analisi del settore dedicando particolare attenzione alla realtà manifatturiera che tanta importanza riveste nel contesto economico e sociale del
sistema moda italiano». Contro la spietata concorrenza asiatica, per Antonio Franceschini Responsabile di CNA Federmoda Nazionale, vanno rilanciati interventi di politiche industriali a sostegno del comparto moda Italia, un nodo fondamentale del
made in Italy nel mondo. Per raggiungere lo scopo si punta alla differenziazione dei propri prodotti sul mercato, evidenziandone la provenienza e la lavorazione. Si tratta della cosiddetta tracciabilità, un concetto al centro del progetto Itf, Itali textyle fashion, il quale permetterà di dotare le imprese che producono interamente in Italia di una certificazione rilasciata da Unioncamere. Certificazione, questa, che ribadisce il concetto dell’etichettatura «made in» da tempo richiesta dalle imprese del sistema moda per sconfiggere la concorrenza asiatica e l’invadenza di questi prodotti, a prezzi stracciati e bassa qualità, sul mercato italiano ed
europeo. «Il nostro cavallo di battaglia – conclude Rossi – resta quello della qualità, sia dei tessuti sia del design o delle rifiniture, un valore aggiunto che va evidenziato con un’etichettatura confacente e in grado di consentire ai consumatori di distinguere i nostri prodotti dagli altri".