Riaprire gli orfanotrofi? Anche dalla Liguria un “No grazie”!

27 ottobre 2008 | 07:59
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Riaprire gli orfanotrofi?  Anche dalla Liguria un “No grazie”!

Il Coordinamento Case Famiglia per Minori della Liguria è contrario alla proposta di Mons. Liberati

Un secco "no, grazie" alla proposta dell'Arcivescovo di Pompei Mons. Carlo Liberati,
pubblicata su La Stampa del 20 ottobre, di riaprire gli orfanotrofi arriva anche
dalla Liguria. Nazzareno Coppola, Presidente dell'Associazione CO.FA.MI.LI.
(Coordinamento Case Famiglia per Minori della Liguria), che comprende 7 realtà, da
Genova a Vallecrosia, sulla polemica afferma deciso: "Vogliamo pensare e sperare che
le affermazioni fatte da Mons. Liberati sull'infelicità e inadeguatezza delle legge
149 del 2001, che disciplina l'adozione e l'affidamento dei minori, e sul
conseguente auspicio di una riapertura degli orfanotrofi, siano frutto di uno sfogo,
dettato dall'amarezza. Se, come molte altre associazioni italiane per la tutela dei
minori in difficoltà familiari, possiamo condividere la sua amarezza nel constatare
le difficili condizioni di disagio, privazioni, sofferenza e abbandono in cui
versano ancora oggi tantissimi bambini, ragazzi e giovani, certo non possiamo
concordare con lui circa l'opportunità di riaprire gli orfanotrofi".
Mons. Liberati afferma che la legge 149/2001, che ha modificato la legge 184/1983
sull'adozione e sull'affidamento educativo, è "una legge fallimentare". "Invece –
continua Coppola – questa legge ha riconosciuto la soggettività del minore e quella
della famiglia naturale come portatrice di risorse da mettere in gioco col sostegno
di una comunità  solidale. La stessa definisce inequivocabilmente l'affido come
presa in carico temporaneo di minori in presenza di rilevanti problemi nella
famiglia d'origine, la quale deve tornare ad essere uno spazio affettuoso,
relazionale, educativo e valido: la Famiglia infatti è una struttura sociale
imprescindibile. La legge 149/2001, è un'ottima legge, una legge che sottolinea con
forza il valore della famiglia, e tutela il diritto di ogni minore di averne una o
quantomeno di crescere in una realtà di tipo famigliare".
Il portavoce dell'Associazione CO.FA.MI.LI., nata nel 2005 e comprendente sette
realtà del Ponente ligure (da Genova a Vallecrosia), in cui sette coppie hanno fatto
la scelta di aprire la propria casa a minori con percorsi difficili, incalza: "il
problema a nostro avviso non risiede nella legge, che punta molto sulla capacità di
solidarietà delle famiglie, con i canali dell'affido e dell'adozione, ma nel
confronto tra i numeri". Infatti purtroppo, anche nella regione ligure, un numero
limitato di famiglie accoglienti si trova di fronte a un numero altissimo di minori
che si trovano in stato di bisogno.
 "Pensare di riaprire gli orfanotrofi non è una soluzione, ma una scorciatoia. Anche
dentro la Chiesa vi sono numerosi e positivi esempi di Ordini religiosi che hanno
promosso, a seconda delle situazioni, le adozioni e gli affidamenti familiari a
scopo educativo, e di altri che da anni hanno chiuso gli istituti di ricovero a
carattere di internato e aperto comunità alloggio parafamiliari di 6-8 posti.
L'orfanotrofio è semplicemente un mezzo per scaricare una responsabilità che spesso
la collettività rifiuta di assumersi, per pigrizia, per paura, per indifferenza.
Invece di riaprire gli orfanotrofi dovremmo riaprire i cuori delle nostre famiglie,
e imparare a rendere la nostra casa disponibile a chi una casa non ce l'ha. E'
un'esortazione di questo tipo, che sproni la società e la collettività ad andare
incontro alle esigenze minori in stato di abbandono e semiabbandono ciò che ci
aspetteremmo da un vescovo del calibro di Mons. Carlo Liberati, anche a stimolo dei
credenti".
L'Associazione CO.FA.MI.LI. (Coordinamento Case Famiglia per Minori della Liguria),
che aderisce al CE.S.P.IM., è nata nel 2005 e comprende sette realtà del Ponente
ligure (da Genova a Vallecrosia), tutte diverse, in cui sette coppie hanno fatto la
scelta di aprire la propria casa a minori con percorsi difficili. Precursore è stata
la Casa Famiglia Pollicino, che accoglie nella frazione Sant'Agata di Imperia in
media 5 bambini oltre ai figli di Nazzareno e Liliana (così come nelle altre Casa
Famiglia su base professionale). Poi sono nate le altre esperienze: nel 2000 "La
Casetta" a Vallecrosia (IM), nel 2003 "La Gabbianella" ad Andora (SV), nel 2004
"Betania" a Genova, nel 2005 la Casa Famiglia della "Comunità Servizi Fondazione
Diocesana – ONLUS" a Savona, nel 2006 "Il Campo dei Girasoli" a Calizzano (SV), e
l'anno scorso "La Piuma" a Genova.
Per ogni Casa Famiglia una coppia ha deciso di aprire la propria casa e di allargare
la propria famiglia  accogliendo minori in stato di abbandono e semiabbandono. Un
modo per restituire a questi bambini disagiati la possibilità di far parte di un
contesto famigliare, un importante aiuto per affrontare il loro percorso di crescita
e formazione.