“Comunione e liberazione” rinnova stima e filiale obbedienza nei riguardi di Monsignor Careggio

1 settembre 2008 | 12:51
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“Comunione e liberazione” rinnova stima e filiale obbedienza nei riguardi di Monsignor Careggio

“La direttiva fondamentale del nostro movimento deve perciò essere quella di fedeltà e adesione profonda alla mentalità e alla sensibilità del proprio vescovo” afferma Marco Rossetto

Eccellenza carissima,
al ritorno dal Meeting 2008 appena conclusosi a Rimini, dal titolo "O protagonisti o nessuno", desideriamo rinnovarle la nostra vicinanza ed amicizia, rispetto ai recenti pesanti attacchi rivolti anche alla sua persona.
Nei giorni scorsi ci è stato testimoniato in modo inequivocabile che, "protagonista", è chi dice "sì" al Mistero di Cristo, presenza concreta nel reale.
Il protagonista vive così una realtà nuova: "(…) questa realtà nuova ci viene solo in unione col vescovo. Per questo dobbiamo essere fedeli al vescovo al di là di qualsiasi diplomazia e scaltrezza: perché solo seguendo lui possiamo essere sicuri di portare al mondo Cristo e non qualche idea fabbricata da noi.
La direttiva fondamentale del nostro movimento deve perciò essere quella di fedeltà e adesione profonda alla mentalità e alla sensibilità del proprio vescovo. Il Signore non ha creato alcun movimento, alcuna associazione particolare: ha creato i vescovi.
Sant'Ignazio di Antiochia scrive in una delle sue potenti, vivissime epistole che il cristiano deve aderire al vescovo "come a Cristo". Noi apparteniamo a quell'unico vero universalismo che è la Chiesa solo se siamo legati a quel padre che ci genera alla vita cristiana, a quell'uomo attraverso il quale unicamente passa la vita che ci rigenera: il vescovo" (don Luigi Giussani – Il cammino al vero è un'esperienza – pag. 177).
Rinnoviamo ancora una volta la nostra obbedienza alla Sua paterna autorità, come forma di fedeltà al corpo mistico di Cristo che è la Chiesa.