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No alla manovra economica del governo, penalizzati lavoratori, giovani, pensionati

4 agosto 2008 | 09:00
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No alla manovra economica del governo, penalizzati lavoratori, giovani, pensionati

Non sostiene e non aumenta i salari e le pensioni, quindi nemmeno la crescita economica attraverso la domanda interna

Il governo pone al Senato la fiducia al decreto legge sulla manovra economica triennale.
Tuttavia la manovra per la CGIL è sbagliata e inadeguata, perché penalizza i lavoratori, i giovani e i pensionati.
Ecco le ragioni del No.
1. Non sostiene e non aumenta i salari e le pensioni, quindi nemmeno la crescita economica attraverso la domanda interna. Mancano gli interventi specifici a sostegno dei redditi da lavoro e da pensione richiesti nella piattaforma unitaria.
– L’inflazione programmata all’1,7%, mentre quella reale è al 3,8%, può comportare una perdita di potere d’acquisto di oltre 1.000 euro a fine 2009.
– Non diminuisce la pressione fiscale.
– La detassazione degli straordinari porta con sé elementi di discrezionalità e disuguaglianza.
L’esclusione totale dei lavoratori del settore pubblico solleva problemi di incostituzionalità.
– I tagli alle spese dei Comuni incideranno direttamente sui servizi: circa 500 euro in meno in termini di spesa sociale per ogni famiglia in condizioni di povertà.
– Si indeboliscono le misure di controllo all’evasione e all’elusione fiscale.  Si allentano le misure di lotta al riciclaggio del denaro sporco e al lavoro nero.
2 Si riduce la spesa sanitaria (5 miliardi in tre anni) e si rischia la reintroduzione dei ticket su
prestazioni e/o farmaci.
– I peggioramenti riguardano anche gli immigrati; in particolare con la modifica introdotta all’articolo 1 del Testo unico sull’immigrazione si impedisce l’accesso alle prestazioni sanitarie
ai cittadini comunitari che soggiornano di fatto in Italia per un lungo periodo.
– La “carta acquisti” per le persone più disagiate è una misura compassionevole; la scarsità delle risorse renderà la carta fruibile per poche persone e di poco valore rispetto all’aumento dei prezzi e delle tariffe. La misura annunciata non prevede ancora la copertura.
Le risorse destinate a tale misura andrebbero invece incrementate e utilizzate per combattere la povertà diffusa nel paese, come indicato nella piattaforma unitaria dei sindacati del pensionati.
– Il protocollo sul Welfare viene pesantemente manomesso: si ripristina il lavoro a chiamata,
si annulla la riforma del contratto a tempo determinato e sui disabili, si generalizza il voucher, si peggiora l’apprendistato.
– Si abroga il libro-matricola e libro paga, sostituiti da un semplice libro unico in cui tutti i lavoratori vengono iscritti entro il giorno 16 del mese successivo, vanificando così l’attività ispettiva. Si cancella la legge fatta per contrastare la pratica delle “dimissioni in bianco”.
– Si depotenziano e si abrogano le misure più significative del Testo unico sulla sicurezza, diminuendone le sanzioni e la natura pubblica dei controlli.
– Il decreto sull’orario peggiora le leggi esistenti e introduce un sistema di deroghe che indebolisce e destruttura il contratto nazionale su parti qualificanti quali la disciplina del lavoro notturno, il riposo settimanale, le sanzioni all’impresa.
– Si indebolisce il principio della “solidarietà della ditta appaltante” generando logiche di non trasparenza e di eccessivi ribassi dei costi, con ricadute sul lavoro e sulla sicurezza.
3. Si tagliano 150 mila posti di lavoro e si avvia una pesante modifica dell’assetto e dei contenuti della scuola pubblica.
 – Si interviene sull’Agenzia per i controlli ambientali mettendola sotto la vigilanza del governo,  trasformandola in un “non definito” istituto di ricerca e al momento commissariandola.
– Perdita di autonomia della ricerca e dei ricercatori.
Privatizzazione delle Università con la loro trasformazione in “fondazioni”.
– Tagli indiscriminati alla spesa dei ministeri e alle risorse per la contrattazione integrativa nel pubblico impiego.
– Drastica riduzione del turn over dei pubblici dipendenti: un accesso ogni otto uscite. Soppressione
della sanatoria per i precari prevista nelle precedenti leggi finanziarie.
4. Il Mezzogiorno viene duramente colpito con il blocco Fas e  con i tagli alle infrastrutture di Sicilia e Calabria per finanziare l’ulteriore riduzione dell’Ici. In assenza di una previsione di investimenti nel Mezzogiorno si determinerà minore occupazione e crescita.
5. L’accordo sottoscritto tra il governo e l’Abi sui mutui non porta vantaggi reali, allunga solamente i tempi di estinzione del debito facendone aumentare il costo.
6 Sulla casa la manovra annulla impegni già concordati dalle parti sociali in tema di risorse per l’emergenza abitativa, agevolazioni fiscali per gli inquilini, sostegno sociale all’affitto.
7 Il mancato intervento a favore degli inquilini penalizza ancora di più sul piano dell’equità le famiglie più povere acuendo le condizioni di disagio sociale ed emarginazione