Carcere di Sanremo detenuto aggredisce tre agenti: grido d’allarme del Sappe

18 giugno 2008 | 06:52
Share0
Carcere di Sanremo detenuto aggredisce tre agenti: grido d’allarme del Sappe

Al momento si registra un istituto di pena stracolmo e zeppo di detenuti , il numero totale supera i 300 da più di un mese e non tende minimamente a
scendere sotto una soglia accettabile per una idonea gestione

Gravissima aggressione alla Polizia Penitenziaria di Sanremo : un detenuto ha aggredito alle ore 20:30 circa di ieri tre agenti intervenuti per calmare l'escandescenza e l'ira di quest'ultimo . Si tratterebbe dell'ennesima aggressione subita in pochi giorni dal personale, un fenomeno ormai in voga anche in altre sedi dell'Italia, il detenuto in questione mantenuto costantemente e da tempo in stretta osservazione medico-sanitaria, è arrivato a scagliarsi prima contro un agente e poi contro i due successivi accorsi per tutelare il primo in difficoltà operativa e tentare a fatica di contenere la veemenza inaudita del ristretto.

Il detenuto in discussione è solamente uno dei tanti che vengono mantenuti in osservazione detentiva presso la struttura sanremese , struttura non affidabile e non indicata per soggetti psicopatici e malati di mente. Il Sappe non comprende le ragioni di questo caparbio atteggiamento della Direzione a voler detenere ad ogni costo soggetti non compatibili a permanere in un normale carcere giudiziario , peraltro non allestito ne per curare e ne per fronteggiare esigenze tipo, altre sono le strutture che sposerebbero più efficacemente situazioni tipo rispondendo maggiormente sotto il profilo sanitario. Denunciamo anche che lo stesso personale non può sdoppiarsi a fare sia l' agente di Polizia che lo psicologo o il neurologo di turno, difatti questi sono risultati pesantissimi da sopportare ed una ricaduta di tensione sull'intero sistema e sul morale degli agenti, assistenti, sovrintendenti e ispettori che a turno si dividono i compiti di prima linea, immagazzinando per ciò grosse dosi di stress psico – fisico e con scarsissime possibilità di rotazione.

Al momento si registra un istituto di pena stracolmo e zeppo di detenuti , il numero totale supera i 300 da più di un mese e non tende minimamente a scendere sotto una soglia accettabile per una idonea gestione , in pratica pensare ad un carcere modello , organizzato e funzionante , nonchè civilmente strutturato pare essere sola utopia, i timidi ed inconsistenti spostamenti odierni dei detenuti fatti dalla direzione a nulla servono ai fini della stessa sicurezza interna e al recupero degli spazi. Ciononostante non ci sembra che la Direzione stia facendo molto per riportare la vita interna il carcere in condizioni accettabili, un miscuglio di etnie razziali e sociali si concentrano all'interno del penitenziario, mentre resta penoso la carenza dell'organico e coloro i quali operano per assicurare l'attuale servizio fanno veramente grossi sacrifici rimanendo troppo esposti ad ogni sorta di rischio difatti, è di questa sera è la notizia che tre Poliziotti Penitenziari in forza all'istituto di Valle Armea hanno avuto la peggio nel tentativo di bloccare un detenuto di indole superba e al tempo stesso psicolabile , ma ristretto senza troppi scrupoli nel carcere giudiziario sanremese dove con soggetti di questo spessore e, non è il solo, nulla può fare il personale di Polizia penitenziaria preparato e capace sotto altri profili professionali è nettamente differenti nell'attinenza.

Si constata intanto che questo sentore di insicurezza generale, il personale lo aveva avvertito pochi giorni or sono in una affluita riunione congiunta tra tutte le sigle sindacali del settore, tra cui il sappe e, dove ironia della sorte aveva esplicitamente chiesto di intervenire ufficialmente a ripristinare e sanare molteplici contesti troppo abnorme e negativi che passano trascurati soprattutto da una organizzazione interna esageratamente approssimata e posticcia. Pertanto , il Sappe lancia apertamente un grido d'allarme affinchè si riconduca nella più totale sicurezza l'istituto e non si faccia in regione una politica lungimirante, tesa a concentrare il meno possibile detenuti ammalati di mente in strutture carcerarie deficitarie e carenti verso questi individui, i quali paleserebbero gravi disturbi all'equilibrio mentale e di conseguenza potenzialmente pericolosi e facili a commettere atti violenti contro le altrui persone.