Cyberbullismo e legalità informatica: l’opinione del Professor Crudele, relatore del convegno

25 marzo 2008 | 10:45
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Cyberbullismo e legalità informatica: l’opinione del Professor Crudele, relatore del convegno
Cyberbullismo e legalità informatica: l’opinione del Professor Crudele, relatore del convegno
Cyberbullismo e legalità informatica: l’opinione del Professor Crudele, relatore del convegno

Quando i ragazzi mettono in rete video nei quali mostrano le loro bravate e denigrano i compagni non si tratta di semplice divertimento ma di cyberbullismo. Al convegno di venerdì 28 questo sarà uno dei temi trattati.

Al convegno di Venerdì 28 marzo, Internet e Minori e Sicurezza in Rete, tra i sei relatori sarà presente il Prof. Crudele Componente della Commissione Bullismo Scuola del Ministero della Pubblica Istruzione, ideatore e gestore del portale www.ilFiltro.it, il quale tratterà il tema del cyberbullismo, ovvero quella serie di comportamenti messi in atto dai giovani che riprendono scene di di derisione o lesione dei compagni più deboli per poi renderle pubbliche sui siti internet causando un grande dolore e una grande umiliazione alla loro giovane vittima. Il Professore ha voluto rendere nota la sua opinione a tal riguardo perchè questo fenomeno non venga sottovalutato:
"L'enfasi attuale sul problema bullismo è strettamente legata alla portata mediatica del fenomeno. Il video pubblicato su Internet nel 2006 da alcuni ragazzi che avevano molestato un compagno affetto da sindrome di Down ha scatenato un'emulazione nazionale. La facilità di ripresa con i telefoni cellulari, la disponibilità di siti di condivisione di filmati e il tradizionale "divertimento" dei ragazzi di mettere in mostra le proprie bravate hanno provocato una moltiplicazione del fenomeno del "cyberbullismo". A volte l'azione violenta non è nel gesto materiale (non si usano le mani) ma nel filmato stesso denigratorio, offensivo o calunnioso. In questo caso la sensibilità dei ragazzi di star commettendo un'azione negativa è decisamente inferiore: non c'è una chiara percezione del valore del bene digitale.
Analogamente non si pensa di essere illegali o immorali se si copia una canzone o un film protetti da diritto d'autore. Ma il ragazzo capisce che sta perdendo un bene di sua proprietà se gli "rubano" il trofeo virtuale conquistato in un gioco on-line.
Senza voler entrare nel merito della legislazione vigente in materia di condivisione di materiali digitali (si sono dette molte sciocchezze al riguardo, sbandierando sentenze che avrebbero "legalizzato" la copiatura), si sente il bisogno di fare un passo in avanti nell'educazione alla legalità, introducendo il concetto di "legalità informatica".
Tutela della privacy, furti di identità, protezione dei minori, pedopornografia, truffe in rete, attacchi distruttivi, sono alcuni degli argomenti che hanno bisogno di spiegazione tecnica per potersi difendere.
Non basta conoscere le norme penali o amministrative che vietano determinati comportamenti su Internet o in generale sulle reti cablate o wireless. È necessario comprendere la motivazione di tali divieti, rendendosi conto dei gravi rischi che si corrono violandoli. Sono rischi per se stessi e per la società: i vantaggi momentanei possono trasformarsi in disastri successivi, come succede per l'inquinamento (è comodo gettare nel fiume più vicino i rifiuti tossici).
L'Associazione Centro ELIS inizierà nel mese di aprile un progetto pilota di educazione alla legalità informatica, finanziato dal Ministero della Pubblica Istruzione, rivolto ai tecnici dei laboratori multimediali degli Istituti Professionali di Stato della Sicilia. La scelta di cominciare da coloro che sono i principali attori della formazione informatica degli studenti risponde alla necessità di arrivare nel minor tempo possibile al maggior numero di destinatari.
Un passo successivo potrebbe essere quello di formare i maestri delle scuole primarie. Sono infatti loro, insieme ai genitori (spesso purtroppo assenti) a dare ai bambini i primi concetti di base della legalità. E sono loro i meno esperti di tecnologie informatiche e quindi più soggetti a un utilizzo non protetto delle risorse disponibili su Internet."