Caporalato e favoreggiamento immigrazione clandestina: scatta l’operazione “ANATOLIA”, 7 arresti

1 febbraio 2008 | 07:47
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Caporalato e favoreggiamento immigrazione clandestina: scatta l’operazione “ANATOLIA”, 7 arresti
Caporalato e favoreggiamento immigrazione clandestina: scatta l’operazione “ANATOLIA”, 7 arresti
Caporalato e favoreggiamento immigrazione clandestina: scatta l’operazione “ANATOLIA”, 7 arresti
Caporalato e favoreggiamento immigrazione clandestina: scatta l’operazione “ANATOLIA”, 7 arresti
Caporalato e favoreggiamento immigrazione clandestina: scatta l’operazione “ANATOLIA”, 7 arresti
Caporalato e favoreggiamento immigrazione clandestina: scatta l’operazione “ANATOLIA”, 7 arresti

Le attività investigative, in corso da circa un anno, hanno consentito: l’arresto di sette persone per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, estorsione e altro; la denuncia in stato di libertà di 20 cittadini turchi e 3 italiani.

Si e' conclusa con 7 arresti, 23 denunce, l'espulsione di circa 50 immigrati turchi clandestini, la chiusura di quattro cantieri edili per l'impiego di lavoratori in nero, il sequestro di conti correnti bancari, di un ristorante e di 250 patenti di guida contraffatte, la prima parte dell'operazione 'Anatolia' dei carabinieri della Compagnia di Imperia, che ha permesso di smantellare un'organizzazione che si occupava dell'ingresso illegale e dello sfruttamento di lavoratori turchi destinati a imprese edili di Imperia e provincia.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Maria Paola Marrali, hanno preso le mosse, nel maggio scorso, da una serie di controlli alla circolazione stradale, in zona Porto Maurizio, nei confronti di alcuni turchi che, pur titolari di documenti di guida, apparivano molto a disagio nella conduzione di automezzi. Da controlli piu' approfonditi sono cosi' saltate fuori le 250 patenti turche di dubbia provenienza intestate a immigrati turchi regolari i quali ne avevano chiesto, e spesso ottenuto, la conversione in patenti italiane. Due le ordinanze di custodia cautelare, a firma del gip Luigi Sanzo, eseguite, stamani, nel corso di un blitz scattato all'alba.

In manette due imprenditori turchi: Tatlidil Duran, 33 anni, domiciliato a Sanremo e Ihsan Saribel, 24 anni, domiciliato a Dolcedo, il cui fratello Musa Saribel (Imam della provincia di Tokat) avreebbe reclutato dal 2004, ad oggi, una cinquantina di connazionali 'spediti' in Italia. Ventitre', inoltre, le denunce a carico di 20 turchi e 3 italiani, ritenuti responsabili, a vario titolo, di aver favorito l'ingresso illegale di lavoratori extracomunitari, organizzandone poi lo sfruttamento nei cantieri. Per tutti le accuse vanno dal favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, all'estorsione ed altri reati.

Da segnalare anche numerose perquisizioni finalizzate a verificare l'eventuale presenza di altri immigrati clandestini. Vittima dell'estorsione sarebbe un imprenditore edile di Ventimiglia, costretto ad affidare alcuni lavori all'organizzazione. Dalle indagini e', poi, emerso che i due piccoli imprenditori arrestati fornivano le 'patenti' ai loro connazionali, utilizzando moduli originali spediti da complici dal Paese di origine e, dopo averli contraffatti, li consegnavano in cambio di denaro. Delle 250 patenti sequestrate: 50, quelle sino ad oggi esaminate, sono risultate contraffatte mentre, sulla base di quanto appurato attraverso il consolato turco a Milano, anche gli intestatari delle altre 200 non risultano aver mai sostenuto esami di guida in patria.

L'illecita attivita' si svolgeva nel ristorante 'Anatolia' di Imperia (in via Mazzini) appartenente a Tatlidil, luogo di ritrovo della comunita' turca imperiese e 'centro di collocamento' illegale, dove, nelle prime ore del giorno, si riunivano i lavoratori edili turchi, per lo piu' clandestini, per essere avviati al lavoro nei cantieri della provincia. Riguardo il reclutamento: i clandestini venivano imbarcati ad Istanbul a bordo di navi mercantili con le quali raggiungevano il porto di Ravenna.Non potendosi pagare il costo del viaggio, molti di loro si affidavano all'organizzazione per ottenere i 5.000 euro necessari. Giunti in Italia i clandestini venivano condotti a Imperia, alloggiati, dotati di documenti falsi e sfruttati nei cantieri edili per estinguere il debito contratto con gli indagati.

Ogni clandestino doveva, poi, lavorare gratis per 4-5 anni, per ripagare il debito, anche se per ciascun anno di lavoro potevano far guadagnare all'impresa anche 35.000 euro. Nei cantieri i clandestini venivano sfruttati con orari e carichi di lavoro disumani, in condizioni di assoluta mancanza di sicurezza, in assenza di tutela previdenziale ed assistenziale, e sottoposti a trattamenti umilianti, brutali e degradanti quali la privazione del cibo e delle pause, accompagnate da intimidazioni e percosse. Nel corso dei controlli, quattro cantieri edili sono stati sospesi, per l'impiego di oltre il 20 per cento di manodopera irregolare, mentre cinque turchi venivano arrestati e altri 50 espulsi in quanto non in regola con le norme in materia di soggiorno.