Per frodare il fisco dichiara solo 3.000 euro: revocato il “soggiorno” a un cinese

30 novembre 2007 | 14:01
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Per frodare il fisco dichiara solo 3.000 euro: revocato il “soggiorno” a un cinese

Tremila euro sono troppo pochi per vivere in Italia e cosi’ gli e’ stato revocato il permesso. La vicenda e’ stata scoperta dalla polizia municipale di Diano Marina.

Per frodare il fisco, nella sua dichiarazione dei redditi, un commerciante cinese di 44 anni aveva denunciato di guadagnare appena 3.000 euro, malgrado il giro d'affari stimato. Per questo motivo, non solo ha perso il permesso di soggiorno (che non gli è stato rinnovato, proprio a causa dello scarso reddito) ma dovrà anche rispondere della violazione della normativa sull'immigrazione clandestina.

Tutto ha inizio da uno dei tanti controlli al mercato eseguiti dal personale della polizia municipale di Diano Marina. Gli agenti fermano il commerciante cinese per l'identificazione, gli chiedono i vari documenti per verificare la regolarità della licenza di vendita e scoprono innanzitutto che quel banco era intestato a un altro immigrato cinese che portava lo stesso cognome. Da ulteriori accertamenti si scopre così che l'immigrato aveva affittato parte del ramo d'azienda del suo connazionale. Tutto bene, se non fosse che il suo permesso di soggiorno era scaduto dall'aprile del 2007. Gli agenti, coordinati dal vice comandante Franco Mistretta, hanno approfondito
i controlli ­ incuriositi anche dal fatto di questo mancato rinnovo del permesso di soggiorno ­ ed hanno scoperto che era dovuto al reddito troppo basso.

A questo punto, da una parte gli sono stati dati i 5 giorni per lasciare il territorio nazionale (dopo i quali scatterà l'arresto), dall'altra è stata inoltrata segnalazione alla Guardia di Finanza, perché valuti la sua posizione fiscale. «Riteniamo ­ è il commento di Mistretta ­ che non si tratti di un caso sporadico ed è per questo motivo che intensificheremo i controlli sui vari commercianti stranieri e il loro
"soggiorno"».