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L’ombra di un finto matrimonio dietro la vicenda di una 20enne romena segregata e violentata

20 novembre 2007 | 13:39
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L’ombra di un finto matrimonio dietro la vicenda di una 20enne romena segregata e violentata

Nel corso dell’udienza ha deposto anche il tenente Gian Mario Carta, comandante del Nucleo Operativo Radiomobile dei Carabinieri, il quale ha ricostruito la vicenda investigativa.

Si e' aperto, stamani, davanti al Collegio del tribunale di Sanremo, con la deposizione del tenente Gian Mario Carta, comandante del Nucleo Operativo e Radiomobile dei Carabinieri di Sanremo e con la richiesta di trascrizione (e traduzione) di una cinquantina di intercettazioni telefoniche, in lingua albanese e romena, il processo per violenza sessuale e sequestro di persona che vede sul banco degli imputati: Arled Naci, 24 anni, albanese.

Il giovane si trova attualmente agli arresti domiciliari e oggi e' comparso in aula, difeso dall'avvocato Mario Ventimiglia. La vicenda risale, al 23 novembre del 2006 e riguarda i presunti abusi sessuali ad una ventenne romena che, secondo l'accusa, sostenuta dal pubblico ministero Francesco Pescetto, sarebbe stata segregata in casa. Nel corso dell'udienza, il tenente Carta ha ripercorso le fasi investigative che hanno portato alla ricostruzione dei fatti. Fu la donna, in possesso di un telefonino cellulare, ad allertare i carabinieri.

Quest'ultima, controllata a vista da un 'compare' del presunto aguzzino, sarebbe riuscita con un escamotage ad allontanarsi da casa e a consegnarsi ai carabinieri, raccontando tutta la vicenda. Il processo e' stato, poi, aggiornato al 27 novembre prossimo, durante la cui udienza sara' conferito l'incarico peritale per le trascrizioni delle telefonate. Indagato nel procedimento c'e' anche un parente della vittima dei soprusi. Per la precisione, l'uomo che avrebbe presentato la giovane romena all'immigrato albanese. Il giovane straniero pare che avesse pianificato di sposarsi con la donna – sapendo dell'ingresso della Romania nell'Unione Europea – per ottenere la cittadinanza romena che gli avrebbe permesso di muoversi liberamente in Europa e, quindi, in Italia.