Il Mercato dei Fiori di Sanremo cambia look. Ad aprile del 2008 la prima svolta. Tutti i particolari

25 novembre 2007 | 18:06
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Il Mercato dei Fiori di Sanremo cambia look. Ad aprile del 2008 la prima svolta. Tutti i particolari

‘Da sbocco per la floricoltura locale deve trasformarsi in piattaforma logistica e commerciale, di arrivo e partenza dei fiori da tutto il mondo e per tutto il mondo’, spiega il suo presidente, Riccardo Giordano.

Cambia radicalmente il Mercato dei Fiori di Sanremo, il piu' importante centro di commercializzazione floricola dell'Europa meridionale e del bacino del Mediterraneo. ''Da sbocco per la floricoltura locale deve trasformarsi in piattaforma logistica e commerciale, di arrivo e partenza dei fiori da tutto il mondo e per tutto il mondo'', ha spiegato il suo presidente, Riccardo Giordano, all'Adnkronos.

''Stiamo finendo i lavori di raddoppio dei depositi ed entro aprile – maggio partiranno le prime aste con cui i produttori, non solo sanremesi e liguri, ma anche stranieri, metteranno in vendita la loro merce''. Il Mercato dei Fiori di Sanremo non vende direttamente. Gestito da Ucflor, cooperativa di produttori, e' una struttura dotata
dei servizi necessari alla commercializzazione: un'area totale di circa 120mila metri quadri, con 20mila metri quadri coperti da 62 magazzini e una sala contrattazioni, dove ogni giorno vengono eseguiti il controllo della qualita' della merce e la rilevazione dei prezzi dei fiori e delle quantita' affluite.

Qui operano 450 aziende di commercio all'ingrosso e 150 di esportazione, che trovano una gamma completa di fiori recisi (circa 130 specie), fronde verdi, fiorite, con frutto e foglie tipiche dell'area mediterranea (circa 170 specie). ''Purtroppo – prosegue Giordano- trovano sempre meno fiori, e c'e' il rischio che si rivolgano altrove. Nel nostro mercato scarseggia la produzione dei fiori di serra e in genere di quelli globalizzati, perche' i nostri produttori si sono concentrati sul prodotto tipico mediterraneo, su cui sono competitivi''

A mettere in difficolta' Ucflor e' un fenomeno di per se' positivo. I floricoltori liguri, ancora una volta, si sono adattati al mutare delle condizioni di mercato. Negli anni 70, erano passati dalla produzione di soli garofani e fiori di campo all'intensa
coltivazione di rose e altri fiori recisi. La seconda riconversione, nel secolo scorso, ha avuto come protagonisti i ''verdi'' ornamentali, ormai caratteristici della produzione sanremese, favorita dal clima, che consente una crescita anche spontanea, tanto delle fronde verdi quanto dei fiori.

I grandi produttori olandesi potevano contare sulle economie di scala, ma i liguri avevano dalla loro parte il sole del Mediterraneo, l'aria mite della riviera e anche la cura del prodotto, di tipo artigianale. L'impossibilita' di coltivare su grandi estensioni, data la natura del terreno, ha infatti portato alla formazione di piccole
imprese, che puntano su una produzione artigianale di qualita'. Poi e' venuta la globalizzazione. Nel Nord Europa i fiori si possono coltivare soltanto in serra.

Questo vuol dire non tanto spese di gasolio per riscaldamento, che vengono ammortizzate con le economie di scala, ma soprattutto fiori di qualita' diversa da quelli coltivati a cielo aperto. Meno profumo, meno colore. Poi, con la nuova convenienza del mezzo aereo, gli olandesi hanno superato l'ostacolo. Se in Olanda il clima e' troppo freddo, oggi coltivano in Africa.

Anche in Colombia, ma da laggiu' esportano solo negli Usa, dove i liguri non arrivano. Sono le coltivazioni in Etiopia, Kenia, Zimbabwe ad avere invaso con valanghe di rose, gerbere, lilium e anthurium Svizzera, Germania, Austria e Italia del
Nord, tradizionali bacini di utenza della produzione rivierasca.

Clima e costi della manodopera africani assieme a capitali e tecnologia olandesi: un'alleanza micidiale. Il prodotto olandese, pero', e' sempre prodotto industriale. Anche in Africa. Coltivazioni a cielo aperto, ma con produzioni intensive su larga scala. Interi altopiani dedicati a una varieta', standardizzazione e grossi volumi.
I liguri, allora, hanno puntato sulle varieta' a cielo aperto che solo nella loro riviera possono raggiungere il massimo della bellezza, del colore, del profumo, della resistenza: ranuncoli, anemoni, papaveri, alcune varieta' di rosa, sterlizie, mimose, ginestre, tutti i verdi e le fronde.

''Funziona – continua Giordano – il 65 – 70% dell'export italiano di fiori viene dalla nostra zona. Ma il risultato di questo processo e' che il dettagliante o il grossista di Milano, per esempio, che al Mercato di Sanremo tiene un punto d'acquisto con magazzino, non trova piu' una continuita' di offerta. Rose, lilium, crisantemi,
gerbere e orchidee scarseggiano perche' la produzione si e' concentrata sulle specie mediterranee, e queste a loro volta, sono assorbite dalle strutture di export cresciute fuori del mercato''