Cari Insegnanti della Riviera

14 novembre 2007 | 07:29
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Cari Insegnanti della Riviera

La riflessione nasce dalle parole di un lettore che mi ha scritto e che ringrazio, non solo per la gentilezza ma per aver sottolineato perfettamente una situazione così diffusa da essersi tramandata nel nostro DNA di rivieraschi

mi rivolgo a voi oggi, voi che con fatica reggete le sorti delle nostre speranze!
Sono assolutamente consapevole della banalità dell'affermazione "nei giovani riponiamo con fiducia il futuro della società". Però è vero e sfido a dire il contrario.
Dov'è il quid dunque? La memoria, la memoria che spesso ci abbandona, che filtra ciò che non ritiene importante.
A voi dunque le conclusioni. E' evidente che per noi adulti-adolescenti-con le idee (idee è una parola grossa) e le certezze di chi si sente arrivato, abbiamo chiuso gli occhi e le orecchie per non vedere e sentire l'onda che sta crescendo.
La riflessione nasce dalle parole di un lettore che mi ha scritto e che ringrazio, non solo per la gentilezza ma per aver sottolineato perfettamente una situazione così diffusa da essersi tramandata nel nostro DNA di rivieraschi: NON CONOSCENZA (è meno offensivo che ignoranza).
Non conoscenza del nostro territorio, delle nostre tradizioni, della nostra lingua, della nostra natura…L'elenco potrebbe continuare.
Insegniamo gli usi, i costumi, le credenze, l'arte di popoli lontani nel tempo e nello spazio ma i nostri ragazzi ignorano completamente perché Sanremo ha questo nome, perché Imperia è Oneglia e Porto, perché i paesi dell'entroterra hanno mura medievali.
Non stupiamoci poi se, una volta usciti di casa, sognano di andare in luoghi diversi, più divertenti (magari perché sfruttati meglio), con più opportunità, ai quali si affezionano perché imparano a conoscerli, soprattutto attraverso gli studi universitari.
Sì, è interessante e quanto mai emblematico come i nostri giovani conoscano meglio la città, e il territorio circostante la stessa, che scelgono per continuare i loro studi.
Forse perché è la novità? Forse perché è la prima esperienza al di fuori delle mura domestiche? Forse è il sapore della libertà?
Forse è tutto questo e forse è perché qualcuno, docenti, studenti più grandi, li informano. E si sa, la curiosità di apprendere nasce dal sapere già qualcosa….
Dimenticavo: non stupiamoci se decidono di non ritornare più nel luogo che li ha allevati.
Fin qui la visione ha un po' del tragico ma se vi facessi notare che, anche quando si allontanano, per studio o lavoro, appena ne hanno la possibilità arrivano, con gli amici, con la famiglia appena creata, con la macchina nuova e i nuovi accenti che hanno preso in prestito nella nuova patria e che fa tanto "diversi" dalla piccola provincia…
Perché tornano sempre un po' qui?
E' scontato dire per mamma e papà, è ovvio.
Io credo sia la nostalgia delle rupi che arrivano al mare, ancora azzurro e vivo, dei gabbiani che solcano ancora il nostro cielo, delle strade deserte la domenica, del ritmo delle nostre giornate dove tutti sanno gli ultimi pettegolezzi e i politici hanno da anni l'aria così famigliare da sembrare parenti con noi.
Non è poi un quadro così spaventoso. E' solo poco sfruttato.
Che fare allora? Abbandonare? Spingere i nostri ragazzi a seguire quelli che sono già andati via?
Perché non stimolarli a rimanere, a vivere la loro terra, afferrarne le risorse, combattere per avere di più, avere quello che meritano?
E (perdonatemi la licenza della congiunzione all'inizio della frase. Mi sembra più incisiva) perché non iniziamo noi semplicemente dedicando un po' del nostro tempo, in orario scolastico per carità!, a raccontare la storia, le tradizioni, le fiabe, la natura del luogo dove viviamo?
Chissà, forse neppure noi conosciamo bene il patrimonio della nostra Riviera……
Allora cosa aspettiamo?????
Alla prossima settimana e grazie per l'attenzione.

P.S. il consiglio della settimana è guardare un po' il nostro mare e respirarne i profumi (anche gli odoracci a seconda di dove siete ma, in fondo, roba nostra è!!!!)