Intervento di una lettrice sul contratto formativo proposto dal preside del I Circolo Didattico

23 ottobre 2007 | 06:46
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Intervento di una lettrice sul contratto formativo proposto dal preside del I Circolo Didattico

“Sulla base di una diversa offerta formativa, la scuola avrebbe tutti i diritti di ricevere rispetto e riconoscimento del ruolo dei propri operatori, senza bisogno di ricorrere a certificazioni di qualità, contratti formativi e neppure a intimidazioni”

Egregio Direttore,
vorrei intervenire sull’argomento trattato nell’articolo dell’11 ottobre 2007 sul contratto formativo proposto dal preside del I Circolo Didattico di Sanremo.
Non sono una persona esperta di legge, perciò vorrei intervenire secondo ciò che buon senso e civismo mi suggeriscono.
Immaginiamo di essere invitati in una casa. Suoniamo alla porta, il padrone di casa apre e, prima ancora che abbiamo fatto o detto qualcosa, ci informa che abbiamo il dovere di rispettare lui e la sua famiglia; inoltre dovremmo evitare una serie di gesti poco urbani, come dare in escandescenze, sputare per terra, rompere i soprammobili e rubare l’argenteria; se ci atterremo a questo peraltro condivisibile codice, avremo diritto ad accomodarci in salotto, sederci in poltrona, fruire dei rinfreschi previsti e goderci la compagnia; altrimenti, potremmo, in casi estremi, essere allontanati dalla casa, magari anche sotto la scorta della forza pubblica.
A me verrebbe l’impulso immediato di non mettere neppur piede in quella casa,  dove è già stata prevista una mia possibile tendenza a trascendere. Preferirei un padrone di casa che  accolga generosamente i suoi invitati, correndo il rischio di ospitare anche persone poco urbane e riservandosi di prendere contromisure quando necessario, ma che non dia per scontato di avere ospiti dediti al vandalismo.
Fuor di metafora, i presidi delle scuole si comportano spesso come manager in competizione l’uno con l’altro per garantirsi una clientela il più possibile ampia e numerosa. A questo scopo non disdegnano di utilizzare le strategie pubblicitarie, magnificando la loro offerta formativa con manifesti, opuscoli illustrativi e magari anche con gadget. Mi piacerebbe che, al di là della ricchezza  delle attrezzature e della pluralità dei progetti, l’offerta formativa si esplicasse prioritariamente in un ambiente capace di  accogliere e far crescere.  Mi sembra che un ente erogatore di educazione (che personalmente vedo in posizione prioritaria rispetto all’istruzione, soprattutto in una società maleducata e diseducata come quella in cui viviamo) dovrebbe dimostrare di credere nella capacità altrui di rispettare regole e persone, senza dover ricorrere allo spauracchio del deferimento agli organi competenti. Penso che una famiglia che si affaccia alla porta di una scuola per affidare ad essa un bambino dovrebbe essere accolta con capacità di ascolto e di aiuto; credo che una scuola dovrebbe essere capace di coinvolgere le famiglie dei suoi studenti in  una rete di collaborazione capace di sostenere e orientare il difficile lavoro dei genitori, anche e soprattutto  di quelli meno capaci di educare: genitori stranieri, genitori che vivono situazioni familiari complesse e bisognosi essi stessi di essere educati al loro ruolo.
La  realtà è che si incontrano, per fortuna, molti insegnanti impegnati, ma soli, che si scoprono inadeguati ad affrontare i mille problemi portati nelle aule da famiglie sofferenti. Questi insegnanti vorrebbero che si investisse di più sulla loro formazione psico-sociologica.
E si incontrano genitori che chiedono accoglienza: chiedono che si aprano sportelli di ascolto con esperti e che si affrontino i problemi di disadattamento  anche attraverso la creazione di associazioni che affianchino e sostengano l’opera degli insegnanti.
Sulla base di una simile offerta formativa, che includa profondamente le famiglie e non solo gli alunni, la scuola avrebbe tutti i diritti di ricevere rispetto e riconoscimento del ruolo dei propri operatori, senza bisogno di ricorrere a certificazioni di qualità, contratti formativi e neppure a intimidazioni.

Grazie per l'attenzione