In casi estremi i genitori che non collaborano saranno deferiti al Tribunale dei Minorenni

11 ottobre 2007 | 14:57
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In casi estremi i genitori che non collaborano saranno deferiti al Tribunale dei Minorenni

Contratto di diritto privato intercorrente tra la Dirigenza del primo circolo didattico e i genitori degli alunni che già frequentano la scuola “Volta” o in futuro penseranno di iscrivervi i propri bimbi

La Scuola Primaria “A.Volta” propone un contratto ai genitori degli alunni.
E’ un vero e proprio contratto di diritto privato intercorrente tra la Dirigenza del primo circolo didattico di Sanremo ed i genitori degli alunni che già frequentano la scuola primaria “Alessandro Volta”, o in futuro penseranno di iscrivervi i propri bambini. Non è solo circoscritto agli alunni della “Alessandro Volta”, ma anche a quelli delle sue dipendenze ivi comprese le quattro scuole per l’infanzia dirette comunque dallo stesso dirigente, il dottor Sergio Maria Conti. Si chiama contratto formativo e la legge italiana oggi ne prevede l’obbligatorietà solamente nelle scuole superiori, lasciando ai singoli dirigenti la facoltà di adottarlo anche nelle scuole dell’obbligo. Sulla sua efficacia giuridica, cioè sulla sanzionabilità delle infrazioni al medesimo, i pareri sono discordi anche perché, come nel caso di Sanremo primo in Italia, quando ci si trova in una scuola dell’obbligo, comunque tenuta a garantire ai propri frequentatori l’istruzione di base, l’esistenza o meno di normazioni secondarie di tipo privatistico, dirette a disciplinare il rapporto docente-discente, secondo alcuni illustri giuristi sarebbe addirittura incostituzionale. In uno stato di diritto infatti, giova ricordarlo, i diritti e doveri delle persone sono scolpiti nella legge e solo per legge possono essere previste sanzioni a seguito di eventuali violazioni. Una funzione così importante come quella dell’istruzione e dell’educazione del minore, che nel nostro sistema costituzionale è egualmente condivisa tra scuola e famiglia, non può essere ridotta in uno strumento privatistico e basta, quasi potesse essere accomunata ad una banale compravendita immobiliare. Questa la sostanza delle obiezioni avanzate da qualche genitore nel corso di un incontro, neppure troppo affollato considerato l’alto numero di bambini che frequentano la scuola dell’obbligo al primo circolo, tenuto, allo scopo di illustrare l’iniziativa, dal Dirigente Sergio Conti. Fondamentalmente lo schema contrattuale è articolato in due parti, una comprendente i diritti dei genitori e degli alunni, come quello di essere istruiti in un ambiente sano, sicuro ed accogliente senza alcuna discriminazione di matrice culturale e/o religiosa, cui corrispondono altrettanti doveri da parte della scuola, l’altra indicante tutta una serie di doveri dei figli e dei genitori, primo tra tutti il rispetto nei rapporti interpersonali, nei confronti della comunità scolastica. Cose molto giuste che dovrebbero trovare luogo in ogni regolamento operativo di ogni scuola della Repubblica italiana. Singolare però il preambolo al contratto medesimo proposto ai genitori: in esso si recita in modo solenne che nella scuola ciascun alunno ha il diritto di esprimere la propria personalità, ovviamente nel rispetto della libertà altrui, senza alcuna differenziazione legata a motivi religiosi o culturali ma non si fa alcun riferimento alla razza od al sesso, nonostante la Costituzione italiana rimarchi, nei suoi primi articoli, il divieto ad operare discriminazioni sulla base di tali elementi. Sarebbe stato forse molto opportuno inserire anche questi elementi giacché la discriminazione razziale è purtroppo un fenomeno in costante aumento nell’Europa d’oggi, basti vedere il grande dibattito sulla presunta “ invasione” da parte dei Rom del nostro paese. Nel caso in cui da parte dei genitori o dell’alunno persistano palesi violazioni al contratto sottoscritto ecco mettersi in moto tutta una procedura disciplinare che nei casi più gravi potrebbe portare addirittura alla segnalazione, da parte del consiglio d’istituto, della famiglia al Tribunale dei Minorenni affinché intervenga in ordine alla patria potestà. E’ una misura estrema d’accordo ma non crediamo inerente troppo al percorso formativo- educazionale che una scuola primaria dovrebbe proporre. Tornare dopo le tante conquiste, come i decreti delegati, per avere una scuola di tipo democratico a minacciare larvatamente il ricorso a Carabinieri e Tribunali non sembra poi grande cosa.