Da Urlat, Federalberghi Regionale, Confcommercio un no all’introduzione della tassa di scopo

12 ottobre 2007 | 15:18
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Da Urlat, Federalberghi Regionale, Confcommercio un no all’introduzione della tassa di scopo

“Se venisse applicata questa nuova tassa, di 5 euro, significherebbe che l’albergatore sarebbe costretto a lavorare in perdita” afferma Americo Pilati

Se l’Anci ha chiesto l’introduzione della tassa di scopo in modo da bilanciare la mancanza di introiti derivanti dalle modifiche che apporterà la nuova Legge finanziaria in merito all’Ici e altre imposte, noi albergatori siamo indignati e la rifiutiamo perché avremo una nuova tassa che graverà solo sulle nostre aziende.
Lo scenario per il prossimo inverno che si può ipotizzare per le due province di Imperia e Savona sarà quello di alberghi chiusi considerato che per i soggiorni climatici invernali i contratti con le agenzie (turismo organizzato) sono già stati sottoscritti nel mese di giugno a prezzi già di per sé assurdi: da 27 euro pensione completa vini compresi (Iva 10% compresa) a 35 euro (per un albergo 4 stelle).
Se venisse applicata questa nuova tassa, di 5 euro, significherebbe che l’albergatore sarebbe costretto a lavorare in perdita.
Ciò comporterà la richiesta a tutti i soci federalberghi (che sicuramente sarà accolta) di annullare i contratti e tenere chiuse le strutture.
Lo scenario invece che si avrebbe per tutte le quattro province della regione per chi lavora con i clienti privati sarebbe quello di perdere clientela in quanto il prezzo applicato in inverno è mirato per catturare clientela. La conseguenza è quella che molti saranno costretti a non aprire le strutture.
Inoltre lo scenario estivo, potrebbe essere così configurato: a marzo 2008, quando le province permetteranno di modificare accadrà che:
a) i prezzi aumentati per recuperare la tassa di scopo porteranno certamente le strutture fuori mercato,
b) consapevoli di rischiare di uscire dal mercato gli operatori lasceranno i prezzi inalterati con la conseguenza di diminuire enormemente il margine di guadagno della struttura, in quanto il periodo estivo va a compensare i minori prezzi dell’inverno.
Anche i contratti stipulati sempre lo scorso giugno per l’estate 2008 con le agenzie per la clientela estera porterebbero ad una sicura perdita di utili da parte degli alberghi non essendo modificabili (cataloghi già pubblicati) e perché i prezzi stabiliti con dette agenzie sono sempre molto calibrati (30-35% inferiori al prezzo comunemente applicato dall’albergo).
Inoltre ipotizzare di continuare la discussione sul vincolo alberghiero (legge proposta dall’Assessore regionale Ruggeri) diventerebbe a dir poco ridicolo e inaccettabile. Questa sarebbe la grande occasione per moltissimi albergatori vessati, incompresi e in difficoltà economica di chiudere definitivamente le strutture  e farne giustamente, a meno che l’Italia non sia più un Paese libero, della proprietà quello che dà loro più interesse e li aggrada.
Invito i miei colleghi a prepararsi ad una manifestazione che a brevissimo assieme andremo a concordare augurandomi che qualche politico di buon senso in questo nostro Paese ci sia ancora e si affianchi alle azioni che andremo ad intraprendere.
Non stupitevi di questo atteggiamento duro e deciso ma cinquant’anni di esperienza ci hanno insegnato che pochissime amministrazioni comunali illuminate hanno rifiutato la possibilità di applicare nuove imposte.
Termino con questo esempio: migliaia di appartamenti ricavati grazie alla legge regionale sul recupero dei sottotetti e alla possibilità di frazionare grandi appartamenti in appartamenti di medie dimensioni avrebbero dovuto realizzare anche i parcheggi per le autovetture che però non sono stati realizzati in quanto sono stati monetizzati ai Comuni (circa 15.000 euro a posto auto). Molti Comuni non hanno comunque costruito nuovi parcheggi con questi introiti.
Lo stesso discorso vale anche per la Legge Galli del ’99 che prevedeva il versamento di una tassa (contemporaneamente al pagamento della bolletta dell’acqua) per la realizzazione di nuovi impianti di depurazione delle acque che invece molti Comuni hanno già speso. Cosa succederà quando dovranno consorziarsi per costruire i depuratori e i soldi non ci sono?
Questi due esempi dimostrano che gli introiti per interventi specifici alla fine sono andati a finire nel calderone comune.
Quindi il nostro no alla tassa è ribadito dal fatto che un nuovo gettito non porterebbe nuove opere utili al turismo.