Concussione e peculato: una condanna e un’assoluzione per i due vigili urbani di Ventimiglia

25 ottobre 2007 | 13:37
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Concussione e peculato: una condanna e un’assoluzione per i due vigili urbani di Ventimiglia
Concussione e peculato: una condanna e un’assoluzione per i due vigili urbani di Ventimiglia
Concussione e peculato: una condanna e un’assoluzione per i due vigili urbani di Ventimiglia

Assoluzione per Francesco Cascimo e condanna per Giuseppe Chionna per il solo peculato. Entrambi sono stati assolti per i capi relativi alla concussione. La vicenda ha avuto inizio nel 2002 e si conclude ora dopo un lungo iter giudiziario.

Si e' concluso, stamani in tribunale a Sanremo, con un'assoluzione e una condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione, il processo per concussione e peculato che ha visto alla sbarra i vigili urbani Francesco Cascimo e Giuseppe Chionna, di Ventimiglia. Il primo e' stato assolto per la concussione, relativa a un unico episodio, perche' il fatto non sussiste; mentre il collega e' stato assolto per la concussione, ma condannato a 2 anni e 8 mesi per il peculato, relativo a una serie di prodotti col marchio contraffatto, sequestrati dal Comando, che lo stesso Chionna riferi' a un agente di aver portato in Kosovo, durante un viaggio umanitario. Entrambi, poi, sono stati ritenuti innocenti in merito all'accusa di aver strappato dalle mani di un venditore straniero un rotolo di orologi falsi ed esserseli trattenuti.

Nel corso della requisitoria, il pubblico ministero Marco Zocco chiese, rispettivamente 3 e 4 anni e mezzo di reclusione. I fatti risalgono al 2002. La posizione più delicata risultava, già in partenza, quella di Chionna che venne trovato in possesso di diversi marchi contraffatti di dubbia provenienza (l'accusa sosteneva che si trattava di merce provento di sequestro). In relazione a quegli oggetti, Chionna affermo' che si trattava di materiale appartenente alla famiglia.

L'indagine ha avuto inizio da una serie di sequestri contro ignoti e, per la precisione, dalla successiva richiesta di verbale di sequestro presentata ai vigili (a distanza di una settimana) da un venditore. La mancata corresponsione del verbale fece scaturire i primi sospetti e diede il via alle indagini. Dopo una lunga battaglia giudiziaria, la difesa aveva chiesto l'assoluzione dei propri assistiti, perche' il fatto non sussiste.