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Caprioni: “C’è bisogno di internazionalizzazione”

12 ottobre 2007 | 12:57
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Caprioni: “C’è bisogno di internazionalizzazione”

Il segretario regionale di Cna Nicola Caprioni sulla nuova legge della Regione Liguria

"Una legge per l'internazionalizzazione non era mai stata presente nella legislazione regionale ligure: con questa legge innanzitutto si colma un vuoto".
Nicola Caprioni (nella foto), segretario regionale di Cna Liguria, ha espresso tutta la propria soddisfazione per la nuova normativa: "Considerando anche la modifica della legge sui distretti industriali, la legge sull'innovazione e l'annunciata legge sulla nuova impresa, si va componendo un quadro legislativo completo di grande importanza, del quale va dato atto all'amministrazione regionale". Per Caprioni la legge sull'internazionalizzazione presenta molti aspetti di grande importanza, tra i quali "un particolare interesse verso le imprese di piccole dimensioni o verso quelle che non hanno mai avuto esperienze all'estero".
"Mi sembra molto importante – sottolinea il segretario di Cna – la sensibilità (più volte ribadita nel testo di legge) verso la microimpresa, con i suoi problemi e le sue specificità. Del resto, l'economia delle imprese liguri è costituita per oltre il 94 per cento da microimprese e per oltre il 99 da Pmi: se non si colgono le loro specificità si rischia solo di fare accademia e buttare via i soldi dei cittadini. Così come è vero che il grado d'internazionalizzazione della Liguria è molto basso: incidiamo sull'export nazionale meno di regioni come l'Abruzzo e la Sardegna. Crescere vuol dire puntare sulle tante piccole imprese valide, sino ad oggi trascurate".
"L'altro elemento fortemente innovativo che viene da questa nuova legge – continua Caprioni – è una rinnovata e intelligente spinta all'associazionismo tra imprese. Non è un caso che i beneficiari della legge siano le imprese di produzione tramite consorzi o società consortili, o le associazioni di categoria delle imprese produttive. La scelta è forte e coraggiosa: così è possibile razionalizzare e programmare, invece di disperdere in mille rivoli risorse che non lascerebbero tracce durevoli. L'individuazione per legge delle associazioni rappresenta non solo un riconoscimento importante per il ruolo promozionale che queste hanno svolto, ma anche una scommessa sulla possibilità di allargare il raggio delle imprese coinvolte in processi d'internazionalizzazione".
Ma, contemporaneamente, ciò si traduce anche in "una semplificazione per le imprese, non obbligate necessariamente a costituire un consorzio, con tutti i costi e le incombenze relativi", potendo utilizzare come momento di unione fra esse un'associazione di categoria. "Alla fine ci accorgeremo che il fatto di far lavorare insieme imprese omogenee per settore di Genova, La Spezia, Imperia e Savona avrà creato più sistema e identità regionale di tante altre iniziative": secondo Caprioni, infatti, anche la tipologia dei contributi per iniziative – che non si fermano più alla tradizionale partecipazione fieristica o alla realizzazione di un workshop – appare molto innovativo, con finanziamenti destinati a cataloghi, depliant, siti internet, commercio elettronico e missioni di operatori esteri in Italia.
Ora per Cna Liguria occorre lavorare su due obiettivi: "Il primo è quello dell'integrazione tra tutte le azioni promozionali all'interno della regione. Abbiamo notato che nel comitato per l'internazionalizzazione previsto dalla legge sono rappresentate, oltre alle associazioni artigiane e industriali, anche quelle agricole e del commercio (supponiamo per la parte del turismo). Se non si vogliono creare squilibri forieri di tensioni, è opportuno che i fondi promozionali dell'agricoltura e del turismo vengano accorpati, perché mai più Cna accetterà che ci siano imprese che possono attingere da due fondi e imprese – tra l'altro, proprio quelle produttive – che possono attingere ad un'unica fonte. Il secondo obiettivo è quello di raggiungere almeno la parità nella destinazione di fondi per le missioni (di cui rispettiamo la strategicità, ma che però, per la loro organizzazione e per le aree nelle quali vengono realizzate, non servono alle piccole e medie imprese, cioè al 99,4 per cento delle imprese liguri) e per le azioni in favore delle Pmi".