ABITuatI agli ABITI
ABITuatI agli ABITI
ABITuatI agli ABITI
ABITuatI agli ABITI

è il nuovo imperativo dettato dagli stilisti per questa stagione alle porte.

Fashion code: the dress.
Si fa presto a dire abito: le nuove proposte non hanno nulla a che vedere con i tubini classici che si hanno nell'armadio. Piccoli volumi, a uovo, maniche corte o tre quarti, a raglan o kimono. Tessuti caldi, fantasie ricercate, colori neutri, tanto grigio e nero.
Di certo è una moda che confonde, quasi sciocca. Dai pantaloni a vita bassa, dalle mini inguinali, dagli abiti fascianti con spacchi vertiginosi ad un rigore e bon ton.

Cos'è successo?
La volgarità ha stancato, il culto della donna androgina anche: si è alla ricerca dell'essenza della femminilità e dei suoi valori di purezza.

L'ispirazione? Il passato e i suoi grandi couturier.
Un'amica speciale mi ha fatto dono di una rivista di moda datata settembre 1964 e subito mi ha colpito l'immagine patinata: una femme in robe manteau a maniche corte, abbottonatura doppiopetto, silhouette a uovo, accessoriata con guanti lunghi di nappa e cappellino dal volume ridotto. Se non fosse stata per la carta usurata dal tempo poteva essere una foto attualissima!
E sfogliando la rivista vi ritrovo i modelli presenti oggi nei negozi più fashion.

Ecco un abito di lana tweed bianco e nero con tagli nel seno, smanicato e con collo a cratere, firmato Scherrer. Ecco l'abito della sfilata parigina di Giambattista Valli: un grafismo computerizzato ed un tessuto tecnologico ne segnano il salto di qualità.

Affascinante la carrellata di cappotti, soprattutto la creazione della maison Carosa. Un cappotto sette ottavi di lana nera a linea redingote con vita alta e forme arrotondate. Precisa descrizione del cappotto presentato dai due giovani creatori 6267, vincitori del concorso designer emergenti 2007, osando forme a uovo con spalle pronunciate e linee severe.

Lo stupore mi coglie al centro della rivista: un susseguirsi di abiti in maglia, che tanto stanno spopolando, in lana a coste o jersey compatto, neri o a righe multicolor, a collo alto o paricollo, portati soli per le più giovani o abbinati a pantaloni a sigaretta.

Una moda che ha tanto da imparare dal passato dei grandi couturier e che, forse, in un momento di difficoltà economica, sterilità di idee e problemi sociali si tuffa nella grandezza del passato per sognare e poter creare.

Dopo le battaglie femministe sessantottine, dopo la donna sportiva, il culto della donna manager e della donna mascolina ecco la ricerca della vera essenza della femminilità.

In un mondo in cui le tendenze sessuali si mischiano, gli stilisti sognano il ritorno ad un ideale di donna-madre sobria ed elegante.. chissà che la moda non apra un nuovo corso.. dove si possa essere finalmente femminili senza essere volgari.