Pepi Morgia si confessa

29 settembre 2007 | 16:38
Share0
Pepi Morgia si confessa

Presente e futuro del turismo sanremese. L’opinione di Pepi Morgia, direttore artistico delle manifestazioni della città dei fiori, da tre anni deus ex machina dei maggiori eventi messi in calendario dall’Assessorato guidato da Igor Varnero.

Quale è stato il suo contributo al rilancio del turismo matuziano?

Le manifestazioni c'erano anche prima. Io ho portato il necessario coordinamento. Grazie alle mie conoscenze personali e agli ottimi rapporti che ho con gli artisti di tutta Italia il Comune spende meno in ingaggi. Direi il 30 per cento in meno. Praticamente mi pago lo stipendio da solo. Non è poco ora che Sanremo non ha più tutti i soldi di prima. La città non è quella di 20 anni fa. Sto ottimizzando i costi.

Faccia qualche esempio.

La logistica è troppo cara. Mi sono trovato ad ingaggiare artisti minori perché il grosso del budget era stato risucchiato dalle spese per palchi, bagni chimici, luci e amplificatori. Ho scoperto io che il Comune aveva a disposizione un suo palco, tutti lo ignoravano. Ma tanto non abbiamo personale per gli allestimenti e bisogna comunque affidarsi ai service. L'assistenzialismo alle associazioni culturali era una piaga. Troppa gente che chiedeva soldi per organizzare manifestazioni di nessun interesse pubblico. C'era chi in pratica si faceva sponsorizzare la sua "festicciola privata". Ho chiuso i rubinetti e sono stato parecchio attaccato per questo.

Come si è trovato a lavorare con il Comune?

Purtroppo è la macchina burocratica ad essere lenta. E spesso ci si scontra con i vari funzionari che hanno priorità diverse dagli organizzatori di un evento. Dopo tre anni però le cose vanno meglio, ci stiamo capendo. Ma in passato mi è capitato che con uno spettacolo alle porte non fosse stata ancora votata la delibera per la produzione del materiale informativo. Ecco non sono soddisfatto di come si pubblicizzano gli eventi. Bisognerebbe utilizzare i grandi network televisivi.

I grandi successi della sua gestione?

Aver riportato la gente in strada è un mio personale orgoglio. Il Capodanno, la Festa della Musica, le Notti Bianche e i grandi concerti in piazza Colombo hanno dimostrato che cosa dovrebbe essere Sanremo. Prima non si facevano cose di questo tipo. Qui manca la vita notturna, dopo il tramonto è un deserto.

Perché allora non si creano più spesso iniziative come queste? C'è chi vuole una Notte Bianca al mese.

C'è chi la vuole tutti i sabati e chi non la vuole per niente. Bisogna tenere conto delle esigenze di tutti. Sono sempre a contatto con la gente: c'è chi mi ringrazia e chi si lamenta, anche solo per gli enormi problemi di viabilità che simili iniziative comportano. E poi c'è la questione rumore. Le abitazioni sono a ridosso dei locali e il giorno dopo si lavora, gli anziani sono tanti, le seconde case sono troppe e portano soprattutto gente che vuole riposare… Molti proprietari di seconde case sono residenti e votano qui… Bisogna abituare la gente ai cambiamenti, è un processo lento. Le persone devono condividere il progetto, un'amministrazione seria non procede per imposizioni, si confronta con i desideri e le aspettative dei cittadini.

Quali sono state invece le sue debacle?

Non sono ancora riuscito a coinvolgere un numero significativo di privati, bar, ristoranti, spiagge. La chiave è quella. Non si può aspettare sempre la pappa pronta del Comune. Sono sempre gli stessi quelli che aderiscono ai nostri inviti. E intanto i negozi la sera rimangono chiusi e spesso è difficile trovare un ristorante che ti faccia da mangiare a mezzanotte. Ma in una città turistica non è possibile. È un cane che si morde la coda. Si vogliono le manifestazioni poi nessuno che collabora. Mi è anche mancata un'arena difendibile, dove far suonare artisti di grandissimo nome, cosa che però prevede il pagamento del biglietto per coprire i costi. All'arena del mare c'era più gente fuori sulla passeggiata Imperatrice che seduta all'interno. Se le manifestazioni devono essere gratis gli artisti invitati non possono essere i numeri uno al mondo, è matematico.

Il turismo va ripensato in tempi rapidi. Da dove si comincia?

Intanto bisogna capire cosa si vuole davvero. Quale identità deve avere Sanremo? Una volta è città dei fiori, una volta città della musica, città della cultura, città del gioco d'azzardo… troppe cose. Scegliamone una e lavoriamo per raggiungere quel modello. Se si vuole il gioco d'azzardo si fa una piccola Las Vegas, con locali ed intrattenimenti adeguati ai giocatori, se si punta sugli anziani si potenziano i servizi sociali, se si cercano le famiglie si creano bellissimi parchi giochi.

Ma lei a cosa punta?

Io naturalmente remo per la città della musica e per uno svecchiamento; d'altra parte creare intrattenimento è il mio compito, sono qui per questo: non ci servono turisti che fanno la spesa per quindici giorni al centro commerciale sotto casa loro, caricano la macchina e arrivano in Riviera. E i vecchietti che si giocano la pensione al Casinò non sono più sufficienti. Non dico di fare come a Rimini ma neanche una città dormitorio.

Per una vita notturna più vivace il nostro regolamento antirumore sembra inadeguato.

Lo abbiamo già ritoccato per andare incontro alle esigenze dei locali notturni. Si può migliorare ancora. Questo eviterebbe improvvise sospensioni di feste, sequestro di materiali, multe ai gestori. D'altra parte non si può invitare i proprietari ad animare la notte e poi sanzionarli. Ma ripeto, quelli che abitano sopra i locali devono essere convinti che tutto ciò sia necessario per il bene della città, se no non può funzionare. Qui manca lo spirito.