La polizia di frontiera cattura tre latitanti colpiti da mandato di cattura internazionale

27 settembre 2007 | 09:25
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La polizia di frontiera cattura tre latitanti colpiti da mandato di cattura internazionale

L’attività di intelligence del centro misto di Ponte San Luigi ha permesso di identificare i ricercati in territorio transalpino. Tra loro anche un albanese condannato a 8 anni per associazione per delinquere per traffico di sostanze stupefacenti.

La particolare attività di 'intelligence' che caratterizza le funzioni del Centro di Cooperazione di Polizia e di Dogana italo/francese di Ponte San Luigi ha permesso in questi ultimi due giorni, di identificare in territorio francese 3 latitanti, consegnati, poi, agli agenti del Reparto Operativo della Polizia di Frontiera di Ventimiglia che hanno proceduto al loro arresto. Si tratta dell'albanese Ramolli Rolando di 36 anni, condannato in Italia a 8 anni di reclusione per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti; del croato Altic Safet di 33 anni, evaso a Genova e ricercato per traffico di armi e stupefacenti; del marocchino Farkhass Mohamed Amine di 23 anni, ricercato per reati contro la persona.

Tutti fuggiti in Francia con la speranza di far perdere le loro tracce. Rintracciati dalla polizia francese in distinte operazioni e dati i forti sospetti dovuti al possesso di documenti contraffatti da parte degli extracomunitari, veniva richiesto l'intervento del Centro di Cooperazione di Polizia di Ponte San Luigi; un rapido controllo alla potente banca dati elettronica permetteva di appurare l'esistenza dei provvedimenti di cattura emessi a loro a carico.

Attraverso lo stesso Centro interforze – diretto dal Commissario Capo Alessandro Asturaro – si e' messo in moto il consolidato meccanismo di coordinamento tra la polizia italiana e quella francese per l'immediata attivazione delle procedure per richiedere e ottenere l'emissione in tempi rapidi dei relativi 'mandati di arresto europei'. Anche in questo caso, solo il tempestivo intervento e l'alta professionalità del personale del Centro di Cooperazione, primo passo tangibile verso una nuova forma di Polizia Europea, ha permesso di assicurare alla giustizia italiana tre pericolosi malviventi che diversamente, poiché non ricercati in Francia per alcun reato, avrebbero potuto continuare indisturbati la loro attività criminosa in regime di latitanza.