Badalucco: Geo & Geo girerà il documentario ”Quando l’acqua fa paura”

14 giugno 2006 | 00:00
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Badalucco: Geo & Geo girerà il documentario ”Quando l’acqua fa paura”

Da Roma, ogni tanto giungono, buone nuove sul documentario dal titolo ? Quando l?acqua fa paura? che il regista Piero Farina e Marisa Fogliarini, coautrice, stanno montando. La fotografia è stata curata dallo stesso regista e…

Da Roma, ogni tanto giungono, buone nuove sul documentario dal titolo ? Quando l?acqua fa paura? che il regista Piero Farina e Marisa Fogliarini, coautrice, stanno  montando. La fotografia è stata curata dallo stesso regista e il montaggio da Manuele Farina. Il documentario è il terzo di una trilogia sull?acqua: il primo, già messo in onda, riguarda il percorso del Tevere nei suoi ultimi 50 chilometri; il secondo, in onda nel prossimo ottobre, le acque che attraverso l?Acquedotto Carolino raggiungono la Reggia di Caserta.
A Pasqua, il regista della Rai ha terminato le riprese sulle condotte e gallerie che per ben otto chilometri perforano le montagne della Valle Argentina. In cinque ci siamo spinti dentro lunghissimi e abbandonati cunicoli …  ma forse è meglio che il resto lo narri il documentario! Sono state girate ben 24 ore di filmati per raccontare lo scampato dramma della diga e dell?acqua del torrente Argentina che per alcuni anni si è trasformato, per l?intera valle, in una sorta di spada di Damocle.
Il documentario che durerà circa trenta minuti, è costato alcuni mesi di lavoro e all?occorrenza, quanto non sarà montato,  potrà essere utilizzato come memoria storica. Una storia lunga quella del suolo ligure che non vede il mare.  Qui regna l?ulivo e la vite pare più una serpe che striscia sui muri delle fasce che una pianta.
Qui gli uomini hanno il volto simile alla pietra, le mani callose che mostrano quanto la terra sia dura da lavorare. Qui un tempo le donne anziane incedevano solenni, non perché andassero in istituti di bellezza, ma perché erano cariche come muli portando tutto sulla testa. Dritte come statue, forti come uomini, queste donne erano il segreto e la forza antica delle popolazioni liguri.
Tra la fine di Luglio ed i primi d?Agosto, quando il documentario sarà proiettato in Piazza Duomo, sarà un giorno di festa.    Ci sarà tutto il paese per fare un balzo indietro di 40 anni nella storia di Badalucco e riascoltare alcuni anziani  che racconteranno eventi drammatici, ma  ormai lontani. Le altre ventitré ore saranno  fonte di spunti lavoro per  riscoperta e valorizzazione della Valle.Argentina
Non vi voglio dire di più, ma la mia intenzione è mettervi ?A cuvea.? (invogliarvi a.saperne di più).



    LA STORIA DELLE ACQUE DI BADALUCCO.
    Mio nonno mi diceva:? U Po nun saeva Po, se u Tanau nun ghe daeva du so?, il Fiume Po non potrebbe arrivare al mare se il Tanaro gli desse la sua acqua. Se Sanremo è divenuta una stazione climatica a livello europeo, lo deve ad Argallo, frazione sconosciuta del comune di Badalucco. Dunque per parallelismo biblico possiamo affermare che Sanremo, non sarebbe stato Sanremo, se Argallo non avesse dato la sua acqua.
  Correva l’anno 1884 la popolazione di San Remo era di 15.716 abitanti, lo sviluppo delle seconde case già in auge a quei tempi e le grandi lottizzazioni per costruire i grandi alberghi necessitavano di una cosa sola l’acqua! Le proposte più interessanti erano due: La Societè Francese Galopin, S? e, Jacob & C. propose di derivare dal sottotetto del fiume Roja duecento litri al secondo pari a 172.280 m.c. al giorno.
 La Societè Llyonnaise des Eaux e de l’Eclarage, che si era assicurata la proprietà delle Sorgenti d?Argallo, nel comune di Badalucco, offriva di dare 20 litri d?acqua buona il secondo: 172.800 m.c. il giorno. Come succede sempre a Sanremo, città litigiosa e ingovernabile: le discussioni andavano per le lunghe tanto che il pubblico si sfogava nei carnevali mettendo in caricatura la venuta delle acque d?Argallo che camminava a passo di tartaruga o di lumaca.
 A questo punto intervenne L’ing. Giovanni Marsaglia, che comperate le sorgenti dal Lyonnaise e il 12/06/1883 presentato il progetto, nel 1885 il 12 Marzo, inaugurò il nuovo acquedotto dalla portata di m.c. 7500 giornalieri. L’acquedotto fu ingrandito e permise a Sanremo si divenire nel bene e nel male la città che è.
 Gli abitanti delle frazioni d?Argallo, Ciabaudo, Vignai e Zerni ammontavano a quel periodo a 300 anime ed ebbe inizio un duro calvario: alla stregua degli Indiani d’America. Mia nonna che era nativa d’Argallo, mi raccontava che le zone boschive delle sorgenti era proibito il pascolo ed il legnatico. Norme di protezione naturale dovute che nessuno può eccepire, ma per una estensione di mq. 631.013! ma l’onta divenne tragedia quando ridussero l’acqua per innaffiare a un solo giorno alla settimana, e arrivarono anche ad indennizzarli con le solite “perline” date dai bravi “Uomini bianchi” ai selvaggi della zona sotto forma di un conto bancario che gli “onesti indigeni” rifiutarono, e il malloppo andò in prescrizione! Il S: E. Marsaglia è stato colui che ha costruito dal nulla Sanremo, ma a controllare le fonti c’era un negriero, che mi sfugge il nome o è meglio non ricordarlo alle patrie memorie, che rese la vita impossibile … poi a chi interessa se questi  quattro contadini pecorai del luogo dovevano fare fagotto?
 Secondo l’A.A.M.A.I.E. :” Del resto l’opera dell’Azienda nelle regioni di Argallo e Vignai ? improntata alla massima larghezza verso gli abitanti i quali per molti mesi all’anno, e soprattutto negli ultimi, hanno trovato lavoro giustamente compensato… (da buoni negrieri, forse pretendevano di farli lavorare gratis?). Oltre alle strade si è provveduto anche alle costruzioni regolari; le frazioni di Argallo e Vignai e Ciabaudo, sono provvedute di abbondante acqua potabile, di lavatoi, ecc… (Escusatio non petita accusatio manifesta)!
  I poveri CELTI OXIBI, non restò altro che fare fagotto: nel 1980 si dice che ad Argallo ci siano rimaste due persone!  Ciabaudo, Zenri, in parole povere quelli che hanno diritto al voto sono sette o otto! Così termina la storia poco allegra dell’epoca del diritto condito di tanta prepotenza da rendere tuttora RISERVA INDIANA la valle dei CELTI OXIBI. Toponimo derivante, secondo il Dott. Domenico Garibaldi, da una base idronomica: AUS, da cui un AUXAR FLUMEN, in Gallia OSE, OSERAIN (corsi d’acqua) divenuta OXENTINA. Altra ipotesi è una Tribù ligure, poi Celto-Ligure, inserita, tra le tribù degli Ingauni e Intemelii.). Certamente come ad inizio millennio sono tornate flussi immigratori germanici, ero ora, per l?emoscambio. Mia nonna era una ?Lanteri? che tradotto dal tedesco diventa ?colei che porta la lancia.                                                         

Nella foto: il sindaco di Badalucco, Boeri Augusto con la falce in mano, mentre si apre il varco tra araste e roveti per mostrare il sito dove doveva sorgere la diga.