
In questa sede però il discorso deve essere ancora approfondito, tenendo in particolare conto le analisi profetiche del pensatore francese André Malraux, spesso sottovalutato da una certa critica filosofica: nel suo libro Tentazione dell’Occidente egli tratta con grande profondità il tema della decadenza della cultura occidentale di fronte al mondo orientale che tante nuove prospettive aveva aperto al suo pensiero in occasione di una missione archeologica in Estremo Oriente . All’origine della crisi della civiltà europea Malraux poneva la morte dell’idea stessa di Dio, cosi come Nietzsche, idea che un tempo ne era stata fondamento sul piano esistenziale e storico, e la conseguente solitudine dell’uomo dinanzi a se stesso e al destino. Dunque “nel mondo occidentale c’è un conflitto senza speranza, sotto qualunque forma lo scopriamo, tra l’uomo e ciò che ha creato. Conflitto tra il pensatore e il suo pensiero, tra l’europeo e la sua civiltà o la sua realtà, conflitto tra la nostra coscienza indifferenziata e la sua espressione nel mondo comune e con i mezzi di questo mondo, questo conflitto lo ritrovo in ogni sussulto del mondo moderno. Negando i fatti a se stesso, l’europeo insegna alla coscienza a oscurarsi e ci prepara ai reami metallici dell’assurdità… Per distruggere Dio e anche dopo averlo distrutto, lo spirito europeo ha annientato tutto ciò che poteva opporsi all’uomo: giunto al termine dei suoi sforzi non trova che la morte. E scopertane finalmente l’immagine, scopre anche che non può più sentire amore per lei. E mai fece una scoperta così inquietante… Non c’è ideale cui possiamo sacrificarci, perché noi, che non sappiamo affatto che cos’è la verità, conosciamo le menzogne di tutti gli ideali… Certo, una fede più alta c’è: quella che è ispirata da tutte le croci dei villaggi e anche delle croci che coprono i nostri morti. Essa è amore, e in essa è l’alleviamento. Io non l’accetterò mai; non mi abbasserò a domandarle un alleviamento richiesto dalla mia debolezza. O Europa, grande cimitero in cui non dormono che conquistatori morti e di cui la tristezza, ornandosi dei loro nomi illustri, divien più profonda, tu che non lasci intorno a me che un orizzonte nudo e lo specchio che l’antica maestra della solitudine, la disperazione, offre. Forse morrà, anch’esso, di consunzione. Lontano, nel porto, una sirena urla, come un cane sperduto” . Le ideologie di inizio Novecento hanno cercato, anche con le conseguenze drammatiche che tutti conosciamo, di trovare un sostituto a quella “fede più alta” che lo stesso Malraux non voleva accettare, ma oggi il disincanto prevale e nessun “idolo” sembra poter convincere l’uomo contemporaneo. In questo contesto può venire inquadrata anche la crisi del marxismo e del comunismo, che, anche secondo studiosi autorevoli, ha trovato gran parte del suo fascino nel tentativo di produrre in terra il regno di Dio, così da liberare definitivamente l’uomo dalla nostalgia e dal desiderio del trascendente. Ma “in realtà, il fallimento del regime nato dalla rivoluzione d’ottobre e forse ancor più il carattere radicale che ha avuto privano l’idea comunista non solo della sua terra di elezione, ma anche d’ogni rimedio… E’ come se stesse per chiudersi la più grande strada mai aperta in fatto di felicità sociale all’immaginazione dell’uomo moderno. Il comunismo non ha mai concepito altro tribunale che la storia, e si ritrova adesso condannato dalla storia a una completa scomparsa”, come scrive lo storico revisionista François Furet . Questo discorso non è completo se non si analizza anche il rovescio della medaglia, utilizzando i giudizi dell’attuale Pontefice sull’universo capitalistico: “La soluzione marxista è fallita, ma permangono nel mondo fenomeni di emarginazione e sfruttamento, specialmente nel terzo mondo, nonché fenomeni di alienazione umana, specialmente nei paesi più avanzati, contro i quali si leva con fermezza la voce della Chiesa. Tante moltitudini vivono tuttora in condizioni di grande miseria materiale e morale. Il crollo del sistema comunista n tanti paesi elimina certo un ostacolo nell’affrontare in modo adeguato e realistico questi problemi, ma non basta a risolverli. C’è anzi il rischio che si diffonda un’ideologia radicale di tipo capitalistico, la quale rifiuta perfino di prenderli in considerazione, ritenendo a priori condannato all’insuccesso ogni tentativo di affrontarli, e ne affida fideisticamente la soluzione al libero sviluppo del mercato” ?.segue?