Per descrivere in modo chiaro il fenomeno sul quale stiamo riflettendo, forse è opportuno rifarsi ad un testo poetico, scritto più di cinquanta anni fa dal poeta T. S. Eliot, che descrive in modo straordinario la situazione umana e religiosa degli uomini del nostro tempo:
“Ma sembra che qualcosa sia accaduto, che non è mai accaduto prima: sebbene non si sappia quando, o perché, o come, o dove.
Gli uomini hanno abbandonato Dio non per altri dèi, dicono,
ma per nessun dio; e questo non era mai accaduto prima
che gli uomini negassero gli dèi e adorassero gli dèi,
professando innanzitutto la Ragione
e poi il Denaro, il Potere, e ciò che chiamano Vita,
o Razza, o Dialettica.
La Chiesa ripudiata, la torre abbattuta, le campane capovolte:
cosa possiamo fare
se non restare con le mani vuote e le palme aperte rivolte verso l’alto
in un’età che avanza all’indietro progressivamente?
Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre sopra la faccia dell’abisso.
E’ la Chiesa che ha abbandonato l’umanità,
o è l’umanità che ha abbandonato la Chiesa?
Quando la Chiesa non è più considerata, e neanche contrastata
e gli uomini hanno dimenticato
tutti gli dèi, salvo l’Usura, la Lussuria e il Potere” .
Sicuramente Eliot risentiva ancora dell’influenza, anche letteraria, del famoso frammento nietzschiano sulla “morte di Dio”, che descrive, appunto, l’umanità nel compiere il gesto irreversibile dell’uccisione di Dio, come sballottata e senza punti di riferimento: “Come potemmo vuotare il mare bevendolo fino all’ultima goccia? Chi ci dette la spugna per strusciar via l’intero orizzonte? Che mai facemmo, a sciogliere questa terra dalla catena del suo sole? Dov’è che si muove ora? Dov’è che ci muoviamo noi? Via da tutti i soli? Non è il nostro un eterno precipitare? E all’indietro, di fianco, in avanti, da tutti i lati? Esiste ancora un alto e un basso? Non stiamo forse vagando come attraverso un infinito nulla? Non alita su di noi lo spazio vuoto? Non si è fatto più freddo? Non seguita a venire notte, sempre più notte?” . Questa descrizione, commentata infinite volte, mette in evidenza l’aspetto “tragico” drammatico del nichilismo, ma, nel corso dei decenni e forse svilendo e banalizzando la posizione di Nietzsche, esso ha assunto una veste più “spensierata”, decisamente meno inquietante, presentandosi come un invito a concedersi al caos e all’irrazionalità della vita senza punti di riferimento decisivi e definitivi. ?segue?