Migranti a Ventimiglia, la dottoressa Maragon “Dobbiamo integrarci o la differenza va tenuta in conto?”

25 maggio 2017 | 22:35
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Migranti a Ventimiglia, la dottoressa Maragon “Dobbiamo integrarci o la differenza va tenuta in conto?”
Migranti a Ventimiglia, la dottoressa Maragon “Dobbiamo integrarci o la differenza va tenuta in conto?”
Migranti a Ventimiglia, la dottoressa Maragon “Dobbiamo integrarci o la differenza va tenuta in conto?”
Migranti a Ventimiglia, la dottoressa Maragon “Dobbiamo integrarci o la differenza va tenuta in conto?”

Nel pomeriggio sono state affrontante diverse tematiche sull’accoglienza, sulla democrazia, sulle differenze e sull’integrazione

Ventimiglia. Nel pomeriggio, alla Biblioteca Aprosiana, la dottoressa Maragon ha tenuto una conferenza
sui migranti alla quale hanno preso parte diverse persone interessate.

“E’ un tema caldo qui a Ventimiglia – afferma la dottoressa – Il problema è che non si tratta di essere per un’accoglienza senza condizione, come non si tratta nemmeno di essere per uno scontro di civiltà”.

“Attraverso la parola di diversi autori, come Bauman, Slavoj Zizek, oggi percorriamo la tematica. Trovo interessante quello che dice Zizek “Ci vogliono alcuni temi generali che fungano da capello sotto il quale riunire la società e che noi possiamo trarre dalla nostra azione illuminista che sono i temi universali della ragione, dei diritti fondamentali sul gruppo, della parità tra uomo e donna e di quelli che sono i concetti della nostra libertas”. Questi sono valori universali. Quindi le persone potrebbero trovare questo ombrello sotto il quale sviluppare la tolleranza delle diverse culture e unirsi in un progetto comune che è quello di essere tutti insieme per migliorare e tutelare quella che è la nostra possibilità di vita su questo pianeta” – spiega – “Al di là dello scontro di civiltà, o aldilà di un’accoglienza incondizionata, ci vuole una serie di principi anche minimi, che comunque siano universali e condivisibili da tutti, che vengano fatti applicare nel nostro mondo occidentale, perché il problema per esempio è quello di un certo fallimento della prospettiva multiculturalista to cure, che viviamo in questi giorni con la questione di Manchester, che è stata quella che ha “portato avanti” i regimi democratici che però ha delle faglie. Così come ha delle faglie il discorso “o la nostra civiltà o la loro””.

“Quello che bisogna trovare è appunto un modo di avere una progettualità che vada a tutelare quello che rimane del pianeta. E’ possibile che il libero mercato capitalistico possa essere libero di autoespandersi all’infinito senza controlli? Perché questo è uno dei problemi cruciali che noi viviamo nel nostro mondo occidentale. O conviene che la gente, i popoli si uniscano per trovare una modalità più sostenibile di utilizzare le risorse del pianeta? Per esempio adesso la nuova Via della Seta, che la Cina sta proponendo, permetterà alle merci di venire in treno in quindici giorni da Pechino a Parigi, perché in realtà il mercato europeo continua ad essere il più appetibile e ricco, ma è questo ciò che noi dobbiamo aspettarci e augurarci, che la gente venga usata come consumatori?”.

Durante la conferenza di oggi, partendo da quello che è stato detto da Massimo Cacciari in una conferenza al Salone del Libro a Torino, si è ripercorso il concetto di democrazia. Con Freud e l’epoca illuminista si è trattato che cosa significa la fiducia nella ragione. Da Freud si è giunti alla conclusione che sia questi autori sia il discorso che faceva Massimo Cacciari è quello di dire: “Uno per uno”. “E’ una cosa davvero impressionante, perché l’esercizio della democrazia è lasciata a capo di ciascuno di noi. Quindi anche l’esercizio di che tipo di accoglienza dare all’immigrazione, ma anche che tipo di trasmissione della nostra tradizione noi dobbiamo consentire ed agevolare” –  dice la dottoressa.

Si è trattato infine quale sia il rapporto con la tradizione,“semplicemente un rapporto che si trasmette da padre a figlio senza che cambi nulla o la tradizione deve anche essere soggetta ad una rimasticatura ed ad un adeguamento di quello che è il nostro mondo?”. E’ stato visto in rapporto alla religione e alla cultura mussulmana e sopratutto: “che rapporto dobbiamo avere con la cultura di quelli che vengono qua, visto che loro hanno un certo rapporto con la tradizione e se dobbiamo unirci con la tradizione bisogna cercare un modo di fondare la nostra civilizzazione di questo periodo, che rapporto bisogna avere con i padri? E’ un rapporto che nulla deve mutare perché così è scritto o è un rapporto come dice Cacciari che del padre ti devi nutrire, il padre deve diventare tuo figlio? E’ una prospettiva molto bella”. E le differenze? “Cosa dobbiamo farne delle differenze? Dobbiamo integrarci? Dobbiamo diventare uguali a loro o loro a noi? Oppure la differenza è qualcosa che va tenuta in conto? Intorno alla quale dobbiamo lavorare sapendo che c’è ma non è riempibile, non è colmabile e allora cosa dobbiamo fare?”.