Apricale, una festa per gli anziani ospiti della casa di riposo e un appello alle istituzioni: “Necessaria convenzione con ASL”



Su 32 posti letto, solo 24 sono occupati: gli altri restano vuoti nonostante le liste d’attesa
Apricale. Nella IV domenica d’Avvento gli anziani ospiti della Residenza Protetta Anselmo Pisano e quelli della comunità alloggio “Antonio Taggiasco” di Bajardo si sono riuniti nella piccola ma accogliente casa di riposo di Apricale per assistere alla santa messa celebrata da sua eccellenza monsignor Antonio Suetta, vescovo della diocesi di Ventimiglia – Sanremo.
“Mi pare bello sottolineare quello che il papa oggi ha detto all’Angelus, ovvero che il Natale è un mistero di vicinanza e quindi è la scoperta che Dio si fa vicino a noi e noi per ricalcare le orme di questo percorso che Dio ha fatto per salvarci dobbiamo imparare a farci prossimo soprattutto nei confronti delle persone più deboli e gli anziani per tanti aspetti certamente vivono una sorta di fragilità”, ha dichiarato il vescovo Suetta, “Questa visita non è a senso unico perché noi portiamo agli anziani il nostro affetto, la nostra presenza e la nostra amicizia e dagli anziani riceviamo altrettanto calore, buona testimonianza, grande esperienza di vita, molta cordialità e tenerezza”.
Una giornata importante, dunque, non solo per gli anziani, ma anche per i loro parenti e per tutti i residenti di Apricale che, da dieci anni, possono contare sulla presenza di una tra le case di riposo più accoglienti di tutta la provincia di Imperia: una struttura, quella di Apricale, che si distingue per il confort e per l’atmosfera familiare.
Eppure, nonostante l’aria di festa, in questa domenica d’inverno Teresa Marco, responsabile della struttura “Anselmo Pisano” non può fare a meno di lanciare un appello alle istituzioni affinché diano una risposta concreta ai bisogni delle anziani e delle loro famiglie.
“Ci sono attualmente 24 utenti”, ha dichiarato Teresa Marco, “Su una capienza di 32. La nostra è una struttura accreditata dalla Regione Liguria, ma nonostante questo non siamo mai stati convenzionati con l’ASL”. In pratica, gli ospiti della casa di riposo non hanno la possibilità di beneficiare di un rimborso di parte della quota elargita, nelle strutture convenzionate, dall’azienda sanitaria. “Stiamo facendo un grandissimo sacrificio”, ha aggiunto Teresa Marco, “Qui sono state formate e attualmente lavorano quindici persone: non ho mai pensato di licenziarle e non è mia intenzione farlo. Però mi chiedo: con le lunghe liste d’attesa che ci sono, come mai ho ancora otto posti letto vuoti? Le persone non hanno più la possibilità di pagare le rette, seppure i nostri prezzi siano tra i più bassi”.
La casa di riposo è attiva da dieci anni, ma in questo 2016 è successo qualcosa che prima non era mai capitato: “Qualcuno dei nostri ospiti è dovuto tornare a casa per mantenere la propria famiglia con la sua pensione in quanto i figli sono rimasti senza lavoro. Da anziano, ancora una volta, si è trovato nelle condizioni di dover mantenere la famiglia”, ha detto la donna, “Mi chiedo se siamo invisibili per le istituzioni, alle quali consiglio di indossare gli occhiali della carità”.
Di servizi, la Residenza Protetta Anselmo Pisano ne offre tanti: dall’essere una sorta di albergo “sanitario” che accoglie anziani autosufficienti e non per brevi periodi, all’assistenza domiciliare. Ma i servizi potrebbero essere molti di più se solo ci fosse la possibilità di una convenzione con l’ASL.
“In questi dieci anni abbiamo fatto sforzi economici non indifferenti”, ha concluso Teresa Marco, “E in mente abbiamo altri progetti, come quello di fare assistenza domiciliare con possibilità di trasferimento in casa di riposo e in RSA nel caso in cui le condizioni di un anziano dovessero peggiorare”. Un percorso, dunque, che seguirebbe da vicino l’evoluzione clinica di ogni ospite.
Lo stesso vescovo Antonio Suetta ha ribadito l’eccezionalità di una casa di riposo che ha messo l’anziano al centro, per farlo sentire parte fondamentale della famiglia così come della società: “Questa struttura ha fatto di questa filosofia un po’ la sfida, volendo abitare in un paese dislocato dai servizi, in una casa che non è nata per questo scopo e per tanto ha dovuto essere adattata e adeguata con molti sforzi, con tanta fantasia e buona volontà. Però direi che ha raggiungo un bel risultato: l’impegno è quello di far sentire gli anziani il più possibile inseriti in un clima familiare”.