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Storia di Matteo, disabile che il Comune di Imperia non vuole ascoltare

3 agosto 2015 | 19:39
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Storia di Matteo, disabile che il Comune di Imperia non vuole ascoltare

Tetraplegico da 23 anni, costretto a muoversi su una sedia a rotelle con mille difficoltà e in una città che ha molte barriere da superare

Imperia. Disabili inascoltati, disabili che bussano alla porta del Comune per rivendicare i loro diritti per chiedere aiuto e per consigliare chi amministra a guardare più da vicino quelle barriere difficili da superare.

Sedie a rotelle che sui marciapiedi fanno motocross per le troppe buche, concerti off limits perché per loro non ci sono aree e spazi riservati, spettacoli a teatro o film al cinema che restano solo un miraggio, così come il mare che accarezza la sabbia del litorale imperiese e le feste paesane promosse in grande stile ma dimenticano spesso che esiste un altro mondo, quello dei disabili, che giustamente esige rispetto e vanta diritti.

Storia di Matteo, figlio di Michela Aloigi, tetraplegico da 23 anni, costretto a muoversi su una sedia a rotelle. Frequenta l’Isah tutti i giorni, ama la musica e al concerto di Vasco Rossi a Firenze c’è andato con la mamma e si è divertito tantissimo. Così non è stato per il concerto di Dodi Battaglia di sabato scorso. Ma non è l’unico caso. “A Imperia vengono organizzate manifestazioni ed eventi – dice mamma Michela – ma i ragazzi disabili, come mio figlio, spesso vengono dimenticati. Non hanno spazio e muovermi nella calca ho paura. Eppure ci sono anche loro che, come tanti altri giovani, vorrebbero assistere a concerti ed eventi e divertirsi”.

Michela, donna angelo. Ha bussato tante volte alle porte del Comune. Ha scritto fiumi di inchiostro. Lettere e email. Stesso indirizzo: Comune di Imperia. Nessuna risposta.  “Non sono mai stata ricevuta da un amministratore, mai ascoltata – sottolinea  – Eppure di cose da dire ce ne sarebbero un’infinità. Un esempio? L’impossibilità di trascorrere una giornata al mare. Mio figlio si muove su una sedie a rotelle molto lunga. Non esiste uno stabilimento balneare attrezzato. Il mare lo vede dalla passeggiata, ma ci sono anche problemi ben più gravi nel tessuto cittadino”.

Matteo, che per farsi capire da Michela comunica col viso e vocalizzi, vorrebbe andare a teatro e non può. “Il Cavour non è adatto per i disabili. Certo c’è la rampa, ma dentro non ci sono spazi adeguati”, spiega la madre del ragazzo.

Non solo divertimento e svago, ma anche peripezie per muoversi in città. Michela Aloigi si muove con il suo Doblò attrezzato per il trasporto della carrozzella. Per farla scendere ha bisogno di spazio. “Il parcheggio è stretto perché dietro c’è un’altra auto posteggiata. Risultato? Matteo resta a bordo e dobbiamo andare altrove”, racconta. Soluzioni? “Certo, ci sono – sorride l’angelo Michela – basterebbe disegnare degli stalli a lisca di pesce. In quel caso ci sarebbe più libertà di movimento. Basterebbe che in Comune qualcuno chiamasse i genitori di un disabile quando rifanno asfalti o inaugurano strade. Un consiglio in più non guasterebbe”.

E poi ci sono quei marciapiedi groviera dove le ruote fanno sobbalzare Matteo, quei gradini troppo alti e incivili che parcheggiano l’auto al fondo della passeggiata che impediscono alla sedie a rotelle di scendere. Imperia con mille e più barriere. D’altra parte mamme come Michela che chiedono di essere ascoltate. Rivendicano diritti e non hanno solo il dovere di pagare le tasse. “Chissà se questa volta, con questo articolo, qualcosa si risolve – dice Michela al cronista di Riviera24 – Sarebbe un miracolo”.